Ciao 2001, May 4, 1980

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Ciao 2001

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Elvis chi? Costello!


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   Sandro Giustibelli

Nonostante si sia imposto in brevissimo tempo Elvis Costello ha gia' un successo da capogiro che intende rafforzare con Get Happy!!

E' diventato un personaggio chiave nel panorama rock britannico che sta assumendo solo adesso, e neanche tanto chiaramente, una fisionomia appena identificabile, dopo gli scossoni iniziati nel '76-'77 dalle punk bands per poi evolversi in una miriade di altre influenze e con altre caratteristiche, dalla new wave al reggae all'elettronica e via dicendo. Elvis Costello, pur essendo giovanissimo è una delle facce più note di questa rivoluzione musicale del '77. A parte il fatto che la sua faccia non si dimentica, essendo così incredibilmente innaturale per una rock star, Elvis ha saputo fondere insieme molte componenti che soddisfano le esigenze di base musicali dei giovani e giovanissimi. Queste componenti sono quelle del rock 'n' roll prima di tutto, quelle del vecchio sano r'n'r' anni '50 e '60, la stessa timida ingenuità, la stessa grezza ed entusiasmante forza di impatto e velocità. Poi ci sono in Costello quelle parti di attuale musicalità che si riscontrano nella voce, nei testi delle canzoni e in un modo di suonare la chitarra un po' più "demenziale" non inteso nel gergo punk, ma nel senso di impacciata e voluta non-professionalità, alla ricerca di un suono che alla fine si ritrova esattamente a metà tra la new wave inglese (post-punk) e il rock 'n' roll di B. Holly.

E' il 1977 quando, improvviso e violento come un temporale a ciel sereno, si abbatte su Londra e sull'Inghilterra tutta, il fenomeno-flagello-Punk. E' una cosa improvvisa ed enorme: decine e decine di gruppi e gruppetti scalcinati lasciano le cantine e i garage dove abitualmente si ritrovavano ed escono allo scoperto.

Il panorama col passare del tempo, assume una fisionomia più nitida; i gruppi che valgono (o che si prestano meglio al gioco del mercato), si cominciano a conoscere e a seguire con più interesse. D'altronde l'ambiente discografico è costretto ad instaurare una politica di incisione e vendita adeguata all'intensità di questa manifestazione: non a caso in questo periodo sono le etichette più piccole ad appropriarsi della maggior parte dei gruppi conosciuti, e nascono labels specializzate in questo tipo di musica che si ritrovano a fare concorrenza alle grosse multi-nazionali, molto potenti come mezzi e capitali ma meno infor. mate sul movimento (addirittura di quartiere) nel quale si sono formati questi giovani musicisti.

Così, sotto lo sguardo attento di Nick Lowe, un personaggio che ha assunto in questo periodo una posizione chiave in questo genere di musica, viene alla luce il nome di Elvis Costello, ovvero, come tenevano a dire alla Stiff (la piccola-grande label del momento) il rock 'n' roll degli anni a venire. E infatti, ascoltandolo alle sue prime uscite discografiche e non, questo strano personaggio non ha molto a che spartire con tutta la baracca-punk che imperversa al momento in Inghilterra, ma sembra, più che altro, un vecchio innamorato del Rock 'n' roll più puro, quello alla Buddy Holly per intenderci, in forsennata vena di revival.

Il pubblico, quello meno scatenato che ha però bisogno di un'area nuova nella quale riconoscersi, inizia a seguirlo con crescente interesse, fino alla pubblicazione del primo singolo che Costello incide per la Stiff Records, che ha il titolo di "Less Than Zero" e che, a tutt' oggi, rimane un punto fisso di paragone nella produzione dell'artista e in quella generale Inglese dell'ultimo periodo tema trattato è naturalmente quello ' del rock 'n' roll urbano che ha alle spalle una grande tradizione iniziata con Buddy Holly e Elvis Presley: ma non si tratta di puro e semplice revival.. Questo rock è pervaso da una nuova tensione tipica del momento, da una giusta carica di elettricità che non sconvolge la linea, da quel pizzico di demenziale rappresentazione e musicalità che è il punto che lo accomuna col movimento punk. E' rock 'n' roll quindi, ma dei nostri giorni, teso e rassegnato ad un tempo, ingenuo eppure maturo e conscio dei tempi che cambiano. Elvis è un duro che dichiara le sue paure, un uomo del tempo che passa e un sognatore di ciò che è stato, e di quello che ha lasciato il segno, un estimatore profondo prima e un intelligente lettore poi, di un sintomo della nostra civiltà, qual è, appunto, il rock 'n' roll.

Nel frattempo muore Elvis Presley e molta della stampa specializzata, analizzando un impossibile area di eredi del "Re," insiste sicura sul suo nome e sulle sue possibilità. Il primo Lp che Elvis incide, nello stesso anno della morte di Presley, dimostra una forza ed una carica notevoli, che sono l'esatto contrario della sua apparente fragilità estetica. My Aim Is True è un lavoro d'esordio sicuro e mirato, veloce e sincero. Costello, dopo appena due incisioni, è già una bella realtà. In tutto il primo Lp si ha netta la sensazione di respirare, filtrata attraverso nuovi fini, l'aria densa e leggera insieme degli anni '50. Un equilibrio tra testi, forza di impatto e potenza musicale che fa del primo prodotto di Costello una delle migliori opere prime di questo genere, e non solo in Inghilterra: tanto è vero che la sua prima vera tournée lo vede trionfare anche negli States che notoriamente non sono affatto teneri con le nuove leve d'oltre oceano.

Elvis Costello ha la sicurezza dell'(ex) operatore di computer dalla sua, e sembra che faccia musica con la stessa precisione e calcolata pulizia del suo vecchio mestiere, superando apparentemente senza sforzo le grosse difficoltà degli inizi, dell'ambiente discografico, dell'improvvisa popolarità. Freddezza e determinazione, dunque, due particolarità che, ancora una volta, si infrangono violentemente con la sua immagine, sempre vagamente assente e nervosa.

Dopo il primo lavoro Elvis cambia casa discografica insieme con l'inseparabile Nick Lowe per approdare alla Radar, per la quale incide il suo secondo Lp che ha il titolo di This Year's Model. Il discorso iniziato con My Aim Is True seguita e si evolve, confermando Costello ai vertici del ricostruito rock 'n' roll che respira già aria degli anni '80. Il brano di apertura è forse quello che più degli altri sintetizza la peculiarità del nuovo lavoro. Si tratta di "No Action" rock della fine degli anni 50 come impostazione ed emotività, ma impregnato di energia elettrica che lo rende teso e lucente come un rasoio affilato. Ormai Costello è una realtà, è un'immagine nitida, e una sicurezza discografica. Sceglie un nuovo gruppo che lo accompagni nei live-acts, gli Attractions, e gira sui palchi di mezzo mondo, affinando così anche le sue doti già innate di rock 'n' roller dal vivo.

Armed Forces è il suo terzo Lp e, nella sua totalità, risulta essere il lavoro più eterogeneo e personale dell'artista. E' un disco eccezionalmente regolare, ordinato, senza punte di diamante e senza falli, senz'altro il più ponderato in fase di creazione ed incisione. Oltre tutto è il disco che dà a Costello una grossa area di autonomia artistica, che lo definisce più nitidamente anche se la sua ricerca musi. cale e il suo sforzo creativo si muove sempre all'interno di quel rock nato durante i Fifties.

Siamo quindi giunti ai nostri giorni. Get Happy, firmato Elvis Costello and the Attractions. Venti canzoni di, ormai possiamo chiamarlo cosi, Costello-rock, veloce e travolgente ora, delicato e misurato poi, in un sound sempre più definito e definibile aldilà del vecchio rock 'n' roll. Una caratteristica strumentale, che non fa che confermare le scelte prese in precedenza, è quella dello spazio lasciato all'organo, che traccia melodie semplici col suono caratteristico dei gruppetti beat degli anni '50.

Sulla prima facciata "Black and White World," regolare sulla linea più classica del rock 'n' roll anni '60 col basso In buona evidenza; "Motel Matches," sempre con l'organo elettrico sincopato come caratteristica. La lentissima, rispetto al resto, "I Stand Accused" dove ci sono simpatici coretti e l'atmosfera dei sixties è meno evidente.

Sulla seconda facciata salta alle orecchie subito la velocissima e travolgente "Opportunity" dove sembra che Elvis non debba più riprendere flato e la seguente "The Imposter" che è, al contrario, melodiosa e dolce, dove la voce di Costello assume toni più confidenziali e profondi. C'è poi "King Horse" dall'incedere regolare e sicuro della sezione ritmica e dell'immancabile organo elettrico che è forse la più accattivante dell'intera facciata insieme con "Possession" e "New Amsterdam."

Dopo quattro prove discografiche ora si pone a Elvis il problema di come mantenere il successo acquisito e di come rinnovarsi: infatti, per quanto il suo modo di filtrare emozioni, musica e valori del rock degli anni passati sia risultato efficace, non credo che questa possa essere una strada da continuare a battere per troppo tempo con gli stessi mezzi. Certo è che fino ad oggi Costello non ha deluso: chissà che l'estro timido e lucido ad un tempo che si nasconde in lui non ci riservi sorprese gradite anche lanciandosi in una area musicale che finora ha evitato.

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Ciao 2001, May 4, 1980


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