Il Secolo XIX, October 30, 2010

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Elvis Costello

«Io provoco? sì, ma non apposta»


Chiara Meattelli

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LONDRA. Quando appare nel jazz club Ronnie Scott, a Soho, il suo carisma magnetico si tocca con mano. Completo gessato marrone, cappello beige, cravatta a pois viola, basette importanti e inseparabili occhiali neri da secchione: Elvis Costello, in quanto a stile, si sa distinguere. Ma non è solo l’immagine fuori dal tempo, lo è anche la musica. Al concerto londinese per pochi addetti ai lavori presenta le canzoni dell’album National Ransom accompagnandosi con chitarra e voce. Il concerto è struggente soprattutto per la voce, uno strumento a sé. National Ransom, registrato a Nashville con il produttore guru T .one Burnett e un cast di musicisti come Marc Ribot e Leon Russell, è un’enciclopedia del suono: folk, jazz, soul, swing anni ’50 e rock contemporaneo.

A Costello si può dire tutto, non che si sia accontentato di un unico stile. Dopo quaranta album in più di trent’anni di carriera, riconoscimenti e collaborazioni con Johnny Cash, Paul McCartney e Burt Bacharach, solo per fare tre nomi, c’è chi lo considera un camaleonte musicale: «Dice? Vero. Se mi limitassi ogni volta alla stessa cosa annoierei me stesso e agli altri» osserva dopo lo spettacolo, in un hotel di Kensigton. Si è già cambiato abito e cappello: ora è in versione funky-multicolare. Sì, decisamente cool.

In copertina di National Ransom, riscatto nazionale, c’è un lupo versione businessman, in fuga con una valigia zeppa di denaro: «È un chiaro riferimento ai tempi scuri che attraversiamo, simili agli anni ’30» spiega il cantautore, anche se i versi delle quindici canzoni fluttuano in uno spazio e un tempo indeterminati. C’è la confessione di un musicista fallito che si inzuppa di pioggia alla stazione e la Wall Street cannibale di oggi. Quando parla, Costello calibra ogni parola, concedendo un immaginario poetico persino ai banchieri che hanno provocato la grande crisi finanziaria degli ultimi anni. Se non è ironia questa.

Declan Patrick McManus, nato a Londra 56 anni fa, ammette di spaerci fare, con le parole: «Chi altro sono se non uno scrittore con una chitarra in mano?». E pur avendo composto ballate romantiche come “She”, resa celebre dal film “Notting Hill” con Julia Roberts e Hugh Grant, Costello non smette mai di privilegiare temi sociali e politici, ovviamente a modo suo: «L’espressione “canzone di protesta” è stata coniata negli anni ’60 ma non sono sicuro che sia realmente esistita. Credo invece che ci siano brani che favoriscono il pensiero piuttosto che l’azione. Semplificare eventi storici con slogan espliciti non è mai efficace. Le canzoni devono contenere punti di vista diversi come un quadro cubista». La scorsa estate il cantautore inglese si è trovato schiacciato da una polemica, dopo i raid dei militari israeliani a Gaza, per aver cancellato due concerti in Israele insieme ai Pixies, Gorillaz e Klaxons. «Non è stata una scelta facile» ammette, ma continua a difenderla «una volta ero un’idealista, non mi rendevo conto che le mie canzoni, anche senza riferimenti espliciti, fossero in grado di provocare. Ma io non ho mai preteso di parlare di una situazione complessa, come ad esempio quella in Israele, con una canzone. Non è possibile farlo. Non ho mai preso parti politiche, ma se devo appoggiare un movimento, è quello non violento».

L’anno scorso, la sua vivacità salottiera gli ha fatto presentare “Spectacle”, show tv trasmesso in Canada, dove vive insieme alla moglie nonché bestselling cantante jazz, Diana Krall. Nel programma musicale si è trovato a intervistare e a duettare con personaggi illustri: Lou Reed, Smokey Robinson, Bruce Springsteen, Tony Bennett e persino Bill Clinton: «Quando il presentatore fa lo stesso mestiere dell’ospite le cose sono diverse. L’intervistato si rilassa di più, entrambi sanno di condividere stesse difficoltà e interessi. Escluso, per quanto mi riguarda, Bill Clinton: per il momento non sono mai stato presidente degli Stati Uniti».

Costello si è costruito una reputazione per la serietà con cui intende il proprio personaggio e la musica ma anche per un’etica protestante del lavoro: «Vero anche questo. Non vado mai in vacanza, non sopporto starmene seduto senza fare nulla; adoro il mio lavoro e quando torno a casa ho una moglie e due gemelli di quattro anni». Effettivamente suona un po’ curioso ma due delle migliori voci in circolazione sono sposate insieme. Si potrebbe registrare un disco pirata con un microfono spia mentre Costello e la Krall preparano la cena? «Non sarebbe una grande idea. Io e Diana non riusciamo mai a cantare insieme in casa, i nostri figli non ce lo permettono».

chiara_meattelli@yahoo.co.uk

© riproduzione riservata

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Il Secolo XIX, October 30, 2010


Chiara Meattelli reviews Elvis Costello solo on October 28, 2010 at Ronnie Scott's Club, London, England.



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