Quanti bei dischi hanno regalato, anche in piena rivoluzione punk, i mitici anni ’70. Tra questi non può certo essere dimenticato “This Year’s Models”, il primo lavoro a cinque stelle di Elvis Costello. Un album che riascoltato oggi, a quasi trent’anni dalla sua pubblicazione, dovrebbe sollecitare più di un dubbio tra tutti coloro che spacciano per capolavoro qualsiasi alitata rock che arriva dall’Inghilterra.
Assistito in cabina di regia dall’abile Nick Lowe e finalmente accompagnato dalla band giusta, gli Attractions al posto dei pallidi Clover, Costello infila una serie incredibile di canzoni asciutte e dirette. In altre parole rock nella sua forma più cristallina e coinvolgente possibile, dove ritmo e melodia si fondono con disarmante semplicità. Da “No Action” si parte per una corsa velocissima che lascia tempo per respirare solo dalle parti di “Little Triggers”, prima di riprendere la lunga discesa che porta a “Radio, Radio”. L’artista londinese è in stato di grazia creativa come dimostreranno gli episodi successivi che culmineranno nel 1982 con “Imperial Bedroom”, disco che in molti hanno poi definito, a ragione, il suo “Sgt. Pepper’s” o, a scelta, il suo “Pet Sounds”.
Nell’immancabile, ma questa volta indispensabile, rimasterizzazione del 2002, oltre a un bel booklet - tra le pagine del quale lo stesso Costello racconta la nascita del suo secondo vinile - è stato aggiunto un bonus disc che tra le tante chicche regala tre demo inediti solo voce e chitarra che la dicono lunga su uno dei musicisti più originali e creativi della storia del rock. Non meno importante, per fissare l’album in questione, è l’incredibile attualità di un sound capace di nuotare nel mare del rock con le bracciate del punk e il respiro del pop. In altre parole un disco indimenticabile per tutti coloro che l’hanno vissuto e indispensabile per chi, inevitabilmente a ritroso, vuol ripercorre la storia del rock.
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