Repubblica, February 10

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Non sparate su Costello


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   Flavio Brighenti

CURIOSO davvero, il "popolo della musica" romano. Che si lamenta, legittimamente, perché molte rockstar (ma non solo) girano al largo della capitale, durante i loro tour, preferendo le città del nord assai rassicuranti per affluenza e organizzazione (ahi, la Padania). E che poi rischia l' autogol clamoroso quando, avendo a portata di mano un artista di classe cristallina, snobba l' evento annunciato. E' successo in passato, potrebbe accadere stasera, nel caso di Declan Patrick McManus, annunciato all' auditorium di via della Conciliazione. Un nome che, detto così, suona effettivamente un po' anononimo e che invece, virato su quello d' arte, Elvis Costello, corrisponde a un autentico genio della musica popolare. Uno che, per dirla in poche parole, ha circumnavigato ogni territorio del suono lasciando tracce indelebili. Certo, con quegli occhialetti e l' espressione da intellettuale gli manca le phisique du role, e nemmeno si può affermare che sia un abbonato ai vertici delle classifiche. Tant' è, ha scritto la storia del rock (all' epoca degli Attractions e della new wave) proiettandosi poi in una fenomenale dimensione di solista, come un animale onnivoro di musica. Quando Paul McCartney, folgorato da tanta personalità, lo volle con sé per le registrazioni di "Flowers in the dirt", chiedendogli canzoni e collaborazione, dichiarò che Costello gli ricordava John Lennon in maniera impressionante. Un complimento mica da ridere. Le avessero pronunciate Zeman o Eriksson, quelle parole di stima, forse stasera il "tempio" di Santa Cecilia sarebbe tutto esaurito. In bocca a uno dei Beatles, viceversa, sembrano non esercitare alcuna attrazione sul pubblico romano. Così, la prevendita per il recital di Elvis è fiacca, mentre è già sold out la data successiva di James Taylor, stessa sede stessa ora. Né si può dire che, a Roma, la concentrazione di "concertoni" sia tale, in questo periodo, da arrischiare simili falle. C' è di che essere preoccupati, allora, per almeno due buoni motivi. Perché l' intelligente apertura di Santa Cecilia alle musiche "extracolte" rischia di essere vanificata dall' indifferenza del pubblico. E perché Elvis Costello, che ha il solo difetto di non essere un divo, rischia di suonare in una sala semideserta. Rafforzando così la convinzione degli organizzatori che Roma sia una piazza a rischio, e che a far suonare gli artisti in Padania non si sbaglia mai.

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La Repubblica, February 10, 1998


Flavio Brighenti previews Elvis Costello and Steve Nieve, Tuesday, February 10, 1998, Santa Cecilia Auditorium, Rome, Italy


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