Repubblica, June 27, 2015

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Elvis Costello: "Tanto coraggio e duro lavoro, ecco la mia ricetta"

Il cantante inglese: "Ragazzi, non fate i bamboccioni o non diventerete mai adulti. Il futuro è lontano da casa"

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Guido Andruetto

DIETRO gli occhiali neri con la montatura spessa alla Buddy Holly si nascondeva un ragazzo inquieto, elettrico, grintoso. Un tipetto con un’aria poco conciliante e l’indole da provocatore, che sull’onda del punk e della new wave stava inseguendo i propri sogni. Anche oggi, a sessanta anni, se si cerca negli occhi di Elvis Costello una traccia del suo movimentato passato nell’Inghilterra degli anni Settanta, è facile che si illuminino mentre racconta dell’incontenibile voglia di vivere e fare musica che lo ha guidato nella sua carriera attraverso le strade meno comode della vita.

«Fin dagli inizi ho creduto in quello che desideravo di più fare — ricorda il cantautore originario di Londra, mentre sul palcoscenico della City Hall di Salisbury, nel Wiltshire, i fonici stanno sistemando accuratamente le sue chitarre per il primo concerto del suo nuovo Detour nel Regno Unito, in cui si esibisce da solo — a diciannove anni ho lasciato la casa dei miei e sono andato a stare per conto mio. La molla per me è stata la musica: volevo suonare e diventare un professionista».

Figlio d'arte cresciuto a latte e dischi, il giovane Declan Patrick McManus — questo il suo vero nome (lo pseudonimo che usa da musicista è un omaggio a Elvis Presley e alla memoria di sua bisnonna Elizabeth Costello) — ha avuto due genitori che hanno saputo trasmettergli l'amore per la musica. Il padre Ross è stato negli anni Cinquanta e Sessanta un musicista e cantante della Joe Loss Orchestra, mentre la madre Lilian ha gestito per diversi anni il negozio di dischi dei grandi magazzini Selfridges di Oxford Street a Londra, e prima di loro il nonno Pat aveva suonato come trombettista sui transatlantici che salpavano da Liverpool.

«Il vero punto di svolta nella vita è stato proprio seguire il mestiere di famiglia, decidere di fare il musicista itinerante — dice Costello, che per il suo live indossa un completo blu, camicia nera e cappello Borsalino bianco — dopodiché tutto il resto è stato solo fortuna e duro lavoro». Del momento del distacco da casa, però, parla con comprensibile ritrosia, essendosi i genitori separati quando lui era ancora un ragazzino.

«All'epoca ero andato a stare con mia madre a West Derby, a Liverpool, dove mi sono sempre sentito a casa, nel senso che i miei provengono da quelle zone e ci tornavamo spesso quando facevamo le vacanze nel Merseyside. Quando invece sono tornato a Londra nel 1973, per inserirmi sempre di più nel mondo della musica, ho avuto l'occasione di vedere mio padre più frequentemente, ma diciamo che la maggior parte della mia fanciullezza e della mia adolescenza le ho trascorse sui treni, viaggiando avanti e indietro».

Non ancora ventenne, per mantenersi Costello lavora anche come operatore informatico per diverse aziende, senza rinunciare a scrivere canzoni nei ritagli di tempo libero o tra una mansione e l'altra. Nel 1974 è già fuori di casa: prima si trasferisce in un appartamentino a Twickenham Park e poi con due amici musicisti in una casa nella zona di Roehamptom, presa in affitto per trentadue sterline al mese.

«Mi ricordo che era un posto lercio, c'erano i topi — racconta con la sua solita verve da cantastorie ironico e romantico — ma con gli altri del gruppo, con Mich Kent e Malcolm Dennis, non pensavamo ad altro che a suonare. Non ci importava delle condizioni dell'abitazione, noi sognavamo di suonare bene come facevano nei loro album gli artisti e le band che amavamo di più in quegli anni, per esempio i Byrds, Bob Dylan, i Beach Boys o Neil Young. Oggi però la vedo in un modo un po' diverso: ai giovani mi sentirei di consigliare piuttosto di studiare giurisprudenza, medicina o alta finanza, perché non si può mai sapere se uno ne avrà bisogno.

Greg Cohen, contrabbassista jazz con cui ha inciso la bellissima canzone My mood swings nella colonna sonora de Il grande Lebowski dei fratelli Coen di lui dice: «Elvis è un tipo onesto e diretto, è una persona squisita e divertente, ma sopratutto la sua conoscenza della musica è sconvolgente, come lo è anche il suo amore per la vita, l'arte e le scienze».

Il ragazzo che nel 1977 ha registrato il suo primo album My aim is true , iniziando così un lungo viaggio che lo ha portato dai pub londinesi fino alla Rock and Roll Hall of Fame e alla Casa Bianca, dove nel 2011 ha cantato Penny Lane davanti all'amico Paul McCartney e al presidente degli Stati Uniti Barack Obama, oggi è un sessantenne molto riflessivo ma con un cuore punk. Ai giovani che pensano di avere successo velocemente con la tv dispensa sani consigli, conditi con una buona dose di sarcasmo: «Tutti questi talent show potrebbero migliorare ancora molto — mi dice in un lampo di genialità — basterebbe che si rifacessero alle tradizioni in uso al Colosseo al tempo dei romani. Bisognerebbe che aprissero le gabbie dei leoni o inondassero tutto lo studio di acqua facendo entrare qualche coccodrillo. Sarebbe tutto ancora più spettacolare credo». Come dargli torto?

D'altronde è difficile contraddire uno che invece di vivere da "bamboccione" si è rimboccato le maniche e con impegno, talento e qualche colpo di fortuna si è costruito una carriera quarantennale fra new wave, rock, bluegrass, country e folk, diventando uno dei cento artisti più grandi di tutti i tempi secondo la rivista Rolling Stone. Un ciclone inarrestabile.

«Ho quasi completato la scrittura della mia autobiografia, adesso sono entrato nella fase finale. Sarà un racconto un po' fuori dagli schemi, si intitolerà Unfaithful Music and Disappearing Ink . Ma nel frattempo ho fatto e sto facendo molte altre cose: ho lavorato su una serie di canzoni per diverse produzioni teatrali e musical fra cui alcune che ho scritto insieme a Burt Bacharach e che potrebbero in futuro confluire in un nuovo album».

Oggi Costello è felicemente sposato con la grande cantante jazz Diana Krall, dalla quale ha avuto due figli gemelli, e con cui vive fra Vancouver e New York. Il passaggio in Inghilterra questo mese per il suo nuovo tour, è stato un tuffo nella sua coraggiosa e scapestrata giovinezza: «Mi piace essere qui nei luoghi che mi sono cari — ammette — ogni volta che ci torno faccio sempre lo stesso giochetto di vedere se mi ricordo la strada di casa, arrivandoci in macchina. Così ritrovo i miei ricordi di gioventù, tutto quello che mi porto dietro».

Costello non ne parla direttamente, ma quando aveva appena vent'anni ebbe anche un figlio, oggi adulto, dal suo primo matrimonio. Non ci vuole tanto per capire che la paternità a vent'anni deve essere una responsabilità ancora più pesante di quanto già lo sia a un'età più matura, ma adesso è ancora più chiaro perché la sua storia ci sembra così lontana dalla realtà e dal vissuto dei giovani di oggi.

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La Repubblica, June 27, 2015


Guido Andruetto profiles EC during his 2015 "Detour" tour of the UK and previews publication of Unfaithful Music & Disappearing Ink.

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