Elvis Costello sembra essere l’uomo per tutte le stagioni. Da artefice strampalato e geniale, prima nel periodo punk (My Aim Is True), poi nella stagione della new wave più raffinata (Get Happy!!, Imperial Bedroom), poi ancora con le grandi collaborazioni (Paul McCartney, Burt Bacharach) e infine con i progetti collaterali (Brodsky Quartet, Bill Frisell) che lo portano diritto a My Flame Burns Blue.
Continua così la collaborazione per la blasonata Deutsche Grammophon (quarto disco finora prodotto). E il lavoro è un’ulteriore sfida per MacManus: lo swing, che assume la forma della Metropole Orkest diretta da Vince Mendoza, una sfilza di musicisti di primo piano (Peter Erskine, John Harle) e l’amico — ombra Steve Nieve. Un lavoro che esprime una lontananza sempre più avvertibile (quella dalla chitarra elettrica e dell’animo rock) e i nuovi progetti, sospesi tra jazz e classica (il CD, tra l’altro, è doppio per la presenza della suite Il sogno — pubblicata originariamente due anni fa e scritta per il balletto shakespeariano "Sogno di una notte di mezza estate" — commissionatagli dalla italiana Aterballetto).
Registrato nel luglio del 2004 al North Sea Jazz Festival, il lavoro presenta la riproposizione — in parte stravolta, in parte abbastanza fedele agli originali — di classici del repertorio dell’artista inglese ("Almost Blue," "Watching the Detectives," "God Give Me Strenght"), alcune interpretazioni spumeggianti in cui emerge tutto l’amore per i grandi compositori del passato ("Hora Decubitus" di Charles Mingus, "That’s How You Got Killed Before" di Dave Bartholomew e "My Flame Burns Blue" di Billy Strayhorn).
My Flame Burns Blue è un disco in linea con il suo talento: sregolato e eclettico. Man Out of Time...
|