Buscadero, November 2014: Difference between revisions
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20 canzoni nell’edizione De Luxe e la voce insistente che questo sia il primo volume, tanto per farci capire che, come per Mermaid Avenue, tra un po’ ci attende un secondo capitolo. Burnett ha riunito i musicisti nella torre della Capitol di Los Angeles, dove c’è uno dei migliori studios di registrazione americani, dal punto di vista tecnico, ed ha dato ampia libertà ai ragazzi. Le influenze sono molteplici: rock, folk, country, americana, blues. I suoni sono studiati con gusto e le voci si bilanciano anche se io preferisco quelle di Rhiannon Giddens e Marcus Mumford. Venti canzoni (ne ho in mano solo 15), per un ascolto lungo, decisamente piacevole. | 20 canzoni nell’edizione De Luxe e la voce insistente che questo sia il primo volume, tanto per farci capire che, come per Mermaid Avenue, tra un po’ ci attende un secondo capitolo. Burnett ha riunito i musicisti nella torre della Capitol di Los Angeles, dove c’è uno dei migliori studios di registrazione americani, dal punto di vista tecnico, ed ha dato ampia libertà ai ragazzi. Le influenze sono molteplici: rock, folk, country, americana, blues. I suoni sono studiati con gusto e le voci si bilanciano anche se io preferisco quelle di Rhiannon Giddens e Marcus Mumford. Venti canzoni (ne ho in mano solo 15), per un ascolto lungo, decisamente piacevole. | ||
Ovviamente il disco evidenzia i vari caratteri dei musicisti: la Giddens e Mumford sono più folk, folk rock, blues e gospel. Jim James è sofisticato e con Dylan centra poco (sopratutto un brano come [[Hidee Hidee Ho No. 11|Hidee Hidee Ho]]), mentre Costello è Costello e Taylor Goldsmith mischia rock e radici in modo costruttivo. [[Down On The Bottom|Down on The Bottom]] vede Jim James alla voce: ballata solida, abbastanza lenta, ma con intuizioni melodiche interessanti: sopratutto il ritornello, che richiama il titolo, ha un che di evocativo. Married to My Hack è tipical Elvis Costello: una canzone sghemba, in bilico tra old Elvis e new intentions. A conti fatti non particolarmente riuscita. Kansas City è invece splendida: Marcus Mumford e Taylor Goldsmith sono i due protagonisti di una canzone dalla timbrica forte, solare, diretta e coinvolgente. Sia le voci che la melodia risultano irresistibili e la canzone brilla di luce propria, un insieme di suoni, colori, intuizioni, melodie che alla fine risulta intrigante. Spanish Mary ha un intro folkie, si capisce subito che la protagonista è Rhiannon Giddens. La canzone vibra di tradizione e scivola avvolgendosi in una musicalità propria. Echi folk e gospel, rimandi al suono dei padri, alle tradizioni lontane. Un po’ come nei dischi dei Carolina Chocolate Drops. | Ovviamente il disco evidenzia i vari caratteri dei musicisti: la Giddens e Mumford sono più folk, folk rock, blues e gospel. Jim James è sofisticato e con Dylan centra poco (sopratutto un brano come [[Hidee Hidee Ho No. 11|Hidee Hidee Ho]]), mentre Costello è Costello e Taylor Goldsmith mischia rock e radici in modo costruttivo. [[Down On The Bottom|Down on The Bottom]] vede Jim James alla voce: ballata solida, abbastanza lenta, ma con intuizioni melodiche interessanti: sopratutto il ritornello, che richiama il titolo, ha un che di evocativo. Married to My Hack è tipical Elvis Costello: una canzone sghemba, in bilico tra old Elvis e new intentions. A conti fatti non particolarmente riuscita. [[Kansas City]] è invece splendida: Marcus Mumford e Taylor Goldsmith sono i due protagonisti di una canzone dalla timbrica forte, solare, diretta e coinvolgente. Sia le voci che la melodia risultano irresistibili e la canzone brilla di luce propria, un insieme di suoni, colori, intuizioni, melodie che alla fine risulta intrigante. [[Spanish Mary]] ha un intro folkie, si capisce subito che la protagonista è Rhiannon Giddens. La canzone vibra di tradizione e scivola avvolgendosi in una musicalità propria. Echi folk e gospel, rimandi al suono dei padri, alle tradizioni lontane. Un po’ come nei dischi dei Carolina Chocolate Drops. | ||
Libery Street è una ballad classica, pianistica, in stile californiano. Il protagonista è Taylor Goldsmith dei Dawes (il più prolifico, come autore): ottima scrittura, la canzone è bella, fluida e assolutamente piacevole. Bello l’uso del pianoforte. Jim James di nuovo protagonista con Nothing To It, una canzone dalla timbrica solare, molto ben costruita: ottimo l’uso della voce ed il castello melodico è convincente. When I Get My Hands on You è ancora una collaborazione tra Mumford e Goldsmith, non bella come Kansas City, ma sempre fatta con gusto. Molto bella Duncan & Jimmy con Rhiannon Giddens alla voce ed alla scrittura. Canzone folk, trionfale nella esecuzione, splendida nel suo assunto. Sembra uscita veramente da un songbook di cinquanta e più anni fa, tanto la sua struttura è antica. E l’esecuzione è fresca, agile, godibile, straordinariamente comunicativa. | Libery Street è una ballad classica, pianistica, in stile californiano. Il protagonista è Taylor Goldsmith dei Dawes (il più prolifico, come autore): ottima scrittura, la canzone è bella, fluida e assolutamente piacevole. Bello l’uso del pianoforte. Jim James di nuovo protagonista con [[Nothing To It]], una canzone dalla timbrica solare, molto ben costruita: ottimo l’uso della voce ed il castello melodico è convincente. When I Get My Hands on You è ancora una collaborazione tra Mumford e Goldsmith, non bella come Kansas City, ma sempre fatta con gusto. Molto bella Duncan & Jimmy con Rhiannon Giddens alla voce ed alla scrittura. Canzone folk, trionfale nella esecuzione, splendida nel suo assunto. Sembra uscita veramente da un songbook di cinquanta e più anni fa, tanto la sua struttura è antica. E l’esecuzione è fresca, agile, godibile, straordinariamente comunicativa. | ||
Lost on The River (#12) è di Costello. E qui ci troviamo di fronte al Costello più classico, il vero Costello: intimista, balladeer, interiore, intenso e profondo. Una signora canzone. Florida Key è di Taylor Goldsmith da solo: non male, la voce è narrativa ed il brano ha un profumo folk rock. Se Hidee Hidee Ho (Jim James) è forse la meno interessante del disco (ma non è certo brutta), Stranger (Marcus Mumford) è invece una delle più belle. L’atmosfera è quella del racconto folk, ma in versione rock, con un melodia struggente, una voce perfetta ed una sonorità splendida. Il violino in sottofondo, il ritornello popolare, conferiscono alla canzone una struttura solida ed i testi (ovvio) sono tra i migliori del disco. Card Shark (ancora Goldsmith) si avvicina a Florida Key, gradevole, piana, ben costruita. Six Months in Kansas vede Costello di nuovo protagonista, in una canzone rock, abbastanza diretta, con contaminazioni folk e gospel. Una seconda versione di Lost on the River (20) vede protagonista la Giddens e Mumford ed è completamente diversa rispetto alla versione di Elvis Costello. Rhiannon canta come se stesse rileggendo Ol’ Man River e l’atmosfera è molto gospel-folk. | |||
Lost on The River (#12) è di Costello. E qui ci troviamo di fronte al Costello più classico, il vero Costello: intimista, balladeer, interiore, intenso e profondo. Una signora canzone. Florida Key è di Taylor Goldsmith da solo: non male, la voce è narrativa ed il brano ha un profumo folk rock. Se Hidee Hidee Ho (Jim James) è forse la meno interessante del disco (ma non è certo brutta), Stranger (Marcus Mumford) è invece una delle più belle. L’atmosfera è quella del racconto folk, ma in versione rock, con un melodia struggente, una voce perfetta ed una sonorità splendida. Il violino in sottofondo, il ritornello popolare, conferiscono alla canzone una struttura solida ed i testi (ovvio) sono tra i migliori del disco. [[Card Shark]] (ancora Goldsmith) si avvicina a Florida Key, gradevole, piana, ben costruita. Six Months in Kansas vede Costello di nuovo protagonista, in una canzone rock, abbastanza diretta, con contaminazioni folk e gospel. Una seconda versione di Lost on the River (20) vede protagonista la Giddens e Mumford ed è completamente diversa rispetto alla versione di Elvis Costello. Rhiannon canta come se stesse rileggendo Ol’ Man River e l’atmosfera è molto gospel-folk. | |||
Un disco che ha un nobile lignaggio e che, pur non essendo dylaniano dal punto di vista musicale, offre una manciata di canzoni ben costruite, canzoni che si possono scoprire lentamente, gustare di conseguenza, nota dopo nota. T Bone Burnett, the man behind the music, rimane sempre una sicurezza: i dischi dove appare lui in veste di produttore hanno sempre qualche cosa in più, rispetto alla media. | Un disco che ha un nobile lignaggio e che, pur non essendo dylaniano dal punto di vista musicale, offre una manciata di canzoni ben costruite, canzoni che si possono scoprire lentamente, gustare di conseguenza, nota dopo nota. T Bone Burnett, the man behind the music, rimane sempre una sicurezza: i dischi dove appare lui in veste di produttore hanno sempre qualche cosa in più, rispetto alla media. | ||
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Revision as of 00:06, 23 January 2015
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