Elvis Costello non è soltanto il Woddy Allen o il Buddy Holly della new wave — come spesso è stato definito — ma anche il nume tutelare, e soprattutto il "manager". Come si può fare andar d'accordo l'istinto viscerale del "rocker" per adolescenti, e l'istinto manageriale dell'attento imprenditore e amministratore del proprio business? In genere, una pop-star riesce in questa ricomposizione schizofrenica soltanto verso i quarant'anni, oramai smaliziata: tipo Paul McCartney, Mick Jagger o Bob Dylan. Invece Elvis Costello, pop-star di fresco e anagraficamente al di sotto della trentina, vera espressione della precocità delle ultime generazioni, ci è arrivato subito.
Ha esordito con la Stiff, ma già il suo secondo album era edito da una sua propria etichetta discografica, cosi come il suo terzo. Oggi ha venduto proficuamente la proprietà della sua etichetta, e si è comprato una partecipazione nell'etichetta per la quale esce questo suo quarto LP. Contemporaneamente si è messo anche a fare lo scopritore di talenti e il produttore, producerrdo il già superlodato primo LP degli Specials, che con i Madness e i Selecter sono gli alfieri dello ska-rock inglese.
E veniamo alla musica, tenendo presente che nel campo del nuovo rock un album di Elvis Costello è comunque un avvenimento. Esempio di lungimiranza può essere giudicato il fatto che, pur essendosi recentemente laureato come produttore di altri, Costello abbia rinunciato a farlo per se stesso, delegando tale compito a Nick Lowe, altra eminenza grigia del nuovo rock. L'altro fatto notevole è che l'album contiene, in due sole facciate, ben venti canzoni, quasi tutte lunghe dal minuto e mezzo ai due: come specifica urta nota di copertina, tale avvenimento non si verificava più in un album rock dal lontano 1967. Ovviamente ognuno dei venti brani appare come una pura concentrazione di energia: rock allo stato puro, senza orpelli, scarnito al massimo. Eppure, non per questo grezzo, ché ad una produzione impeccabile si accompagna una studiata sofisticazione formale. Il lato negativo della faccenda può però consistere nel fatto che, per forza di cose, ogni canzone si regge su una sola idea o intuizione musicale, mettendo in luce una certa povertà non riguardo all'ispirazione (si tratta pur sempre di un album provvisto di venti idee musicali differenti) bensì alla strutturazione di ogni singola canzone.
Quanto alle atmosfere... Bene, siamo in pieno 1964. I Beatles e gli Stones esistono da appena due anni, gli Yardirds e gli Animals non sono ancora molto conosciuti. Siamo ad una festa di adolescenti, di pomeriggio, e flirts acqua e sapone sbocciano ascoltando questo beat-rock raffinato, tra una pizzetta, un panino e un'aranciata. E ogni tanto, nell'intervallo tra una canzone e l'altra, un'occhiatina alla finestra, per controllare se nessuno ci ha fregato il motorino o la vespa...
|