Corriere della Sera, March 13, 2016

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L’altro Elvis del rock: il ribelle della musica tra passato e presente


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  Stefano Landi

Costello arriva a maggio in Italia con il suo «Detour»: «Porto sul palco tutte le mie metamorfosi. Non invidio i giovani d’oggi, la tv è una fabbrica di illusioni»

L’uomo che si scelse il nome del re del rock (e il cognome di una vecchia bisnonna) anche se c’è da tirare un bilancio preferisce guardare avanti, mai indietro. Occhiali neri, un po’ Woody Allen un po’ Buddy Holly, scolpiti su un viso tagliato dal solito ghigno. Cantastorie, ironico appena può, mai banale. Elvis Costello a maggio torna dalle nostre parti con un vero e proprio giro d’Italia: il «Detour» show. «Un Paese che ho nel cuore, dove sono felice di tornare ogni volta a prescindere dalla musica», racconta.

Costello si presenterà solo sul palco, in compagnia di un buon numero di chitarre. Dietro di lui, un vecchio monitor formato gigante a fargli da spalla tecnologica. Uno spettacolo più solista che mai. «Un viaggio a tratti ironico attraverso le tappe della mia multiforme vita: in scaletta ci sono tutte le metamorfosi. Posso prendere diverse strade: ogni sera ci sono momenti intimi quasi sussurrati e ruggiti su ballate rock ‘n’ roll. Posso giocare coi miei brani, alternando classici noti a rivisitazioni sorprendenti». Costello non rinnega il passato e attraverso il grande schermo che illumina il palco aggiunge elementi visuali proiettandoli nel futuro. «Immagini che creano suggestioni spesso divertenti e che mi aiutano a raccontare storie. Era da una ventina d’anni che non mettevo in piedi un tour di questo spessore».

Costello, l’italiano, ricorda gli amici. «Con Zucchero ci siamo conosciuti a inizio anni Novanta, ai tempi di “Miserere”. Per quell’album scrissi “Miss Mary”. Recentemente ho scritto per lui il testo di una nuova canzone». Dieci anni fa, la scoperta di un’altra delle sue grandi passioni (musicali) italiane, Carmen Consoli. «La sentii suonare in un locale di New York durante il suo tour americano, dopo averla vista in televisione. Avevo scoperto per caso su Time Out che era dalle mie parti. Ha più idee originali lei in una manciata di pezzi piuttosto che alcune celebrate band inglesi o americane in un intero concerto. Un paio di anni fa c’era in cantiere l’idea di fare un tour insieme ma purtroppo il progetto alla fine saltò».

A 61 anni, quasi tutti passati suonando, Costello guarda avanti. E pensa ai giovani. «Devono uscire di casa, non avere paura, smetterla di essere bamboccioni. Ci vuole fortuna, ma anche duro lavoro» racconta. Lui che a 20 anni mollò la famiglia per inseguire i suoi sogni più rock. Però poi quando il discorso vira sulla musica, la mano si sposta sulla coscienza. «Non invidio niente ai ragazzi di oggi. Mi rende triste vedere come sono costretti a cedere a ogni tipo di compromesso pur di far arrivare le proprie canzoni. Sono meno ottimista di un tempo: forse conviene investire in altri settori, studiare medicina o finanza» spiega. I suoi esordi, invece, furono mantenuti dai primi lavoretti come operatore informatico e archivista in una banca. «Internet è uno strumento di passaggio. Anche la tv vende l’illusione di successi facili: ma la musica nei talent è solo parte di uno show» racconta tornando al suo lato più ribelle. Quello per cui a 23 anni si guadagnò un divieto decennale di esibirsi alla Bbc, etichettato come «giovane ribelle», dopo che a sorpresa in diretta tv suonò un pezzo di Hendrix contro la commercializzazione delle radio.

Figlio d’arte, cresciuto a pane e rock: papà musicista, mamma proprietaria di un negozio di dischi lungo Oxford Street a Londra (a lei deve l’apertura mentale verso generi diversi come classica e jazz), nonno trombettista sulle navi che salpavano da Liverpool, da sempre la sua grande passione calcistica. Gli esordi tirando tardi nei pub underground. L’approccio punk alla vita, il passato nella Londra che bruciava di ribellione negli anni 70 oggi è smorzato dal nuovo ruolo di padre dei due gemelli avuti dalla sua terza moglie, la cantante jazz Diana Krall, sposata nel 2003. «Il mio tempo lontano da chitarra e pianoforte lo passo con loro». Intanto è appena uscita la sua autobiografia. Si intitola Unfaithful Music ad Disappearing Ink. «Un racconto un po’ fuori dai soliti schemi». Intonato alla sua musica. «Per spiegare il mio percorso prendo in prestito una frase di Leonard Cohen: la torre delle mie canzoni si fa sempre più alta».

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Corriere della Sera, March 13, 2016


Stefano Landi profiles Elvis Costello ahead of his Italian dates on "Detour".

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2016-08-24 Macau Daily Times photo 02 jom.jpg
Photo credit:James O'Mara

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