L'ex ragazzaccio del rock britannico è cresciuto. Ma Elvis Costello non ha perso la voglia di andare controcorrente, aggirare le regole del business e, in sostanza, fare soltanto quello che gli pare. Per esempio, pubblicare a breve distanza due dischi diversissimi, pochi mesi fa. Il primo dal sound tipicamente americano, The Delivery Man, l'altro dal piglio sinfonico per un balletto, Il Sogno. E il 5 e il 6 febbraio sarà in concerto a Milano e Roma col nuovo gruppo, The Imposters (tel. 059 644688).
Costello, lei non si ferma proprio mai...
«È che non m'interessa dormire sugli allori: cerco di guardare sempre avanti. Penso che ogni artista dovrebbe spaziare fra generi diversi e continuare a ricercare. Per se stesso e per stimolare l'interesse dell'ascoltatore. Insomma: la parola nostalgia non fa per me, non la capisco».
Ma come la mettiamo con il suo glorioso passato?
«È passato, appunto. E, ripeto, preferisco guardare sempre avanti. Quando canto i miei vecchi pezzi, lo faccio con un approccio differente. Il bello è che dal vivo ho l'opportunità di cambiare ogni sera, far dialogare fra loro i brani più recenti con le canzoni di vent'anni fa. E riscoprirle attualissime».
Come "Shipbuilding," un suo classico del 1983, che parlava del conflitto tra Gran Bretagna e Argentina per le isole Malvinas.
«Già. Perché, alla fine, cambiano le parole e i soggetti, ma le guerre non finiscono mai».
Ora compone anche con sua moglie, la jazzista Diana Krall. Come funziona?
«Lei scrive tantissimo, io metto in ordine: sono un po' il suo editor, possiamo dire. La collaborazione artistica esisteva da tempo, poi è scoppiata la scintilla. Credevo fossimo solo amici, ma è successo qualcosa d'imprevedibile. E incontrollabile».
E vi siete sposati. Contento?
«Di più. Mai sentito meglio in vita mia. Penso si percepisca nei miei cd e nei concerti: sono felice. E non riesco a nasconderlo. Anzi, non voglio».
Eppure, causa impegni reciproci, vi vedete poco. Mai pensato a un tour a due?
«Per ora no. Siamo autonomi, da quel punto di vista. Però ci piace molto scrivere assieme: vorrei capitasse sempre più spesso».
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