Il Giornale, June 4, 2016: Difference between revisions
m (formatting) |
m (formatting) |
||
Line 19: | Line 19: | ||
«Mi trovavo nel fetido e lercio camerino di un locale, in uno scantinato in Charing Cross Road, a un certo punto del 1975. A fatica avevamo portato a termine la prima parte di un concerto, di fronte a un pubblico scarso e distratto. Eravamo in pausa fingendo di goderci una bottiglia di birra calda. Almeno, così ci era stato detto facevano i veri musicisti». Così racconta i suoi esordi Elvis Costello nelle 872 pagine del suo ponderoso volume dallo strano titolo (ma cosa non è strano quando si parla di Costello?) ''Musica infedele & inchiostro simpatico'' (Baldini & Castoldi) prima di diventare uno dei personaggi più celebrati e poliedrici del music business. Dalla new wave più energetica è passato al jazz e al repertorio di George Gershwin, con la benedizione del fratello Ira, senza perdere la sua inventiva e il suo spirito rock. Il libro è una miniera di aneddoti, dalle prime collaborazioni con Paul McCartney (i concerti benefici alla Royal Albert Hall dedicati alla moglie Linda) ai concerti a fianco dei Clash, dove scoppiavano risse gigantesche e Costello era talmente ubriaco di birra e Pernod «da non riuscire né a contare né a stare in piedi». Un'epopea in cui Joe Strummer, il leader dei Clash, si lanciava dal palco in mezzo al pubblico, che si apriva come il Mar Rosso lasciandolo schiantare sul pavimento di cemento. Costello lo ammette: prendeva spunto ovunque... Per creare Oliver's Army, un successo da disco d'oro che venne cantato anche allo stadio dai fan del Liverpool, arrangiò la parte del pianoforte ispirandosi a una melodia degli Abba. Tra le sue maggiori fonti di ispirazione - oltre ai libri di Shaw, Yeats e Oscar Wilde che divorava da ragazzino - c'è il papà cantante, il quale interpretava i grandi successi nella popolare orchestra di Joe Loss e gli fece scoprire Please Please Me dei Beatles mentre si allenava a cantarla in casa seguendo il disco, e persino - per gli atteggiamenti scenici - il mitico wrestler Mick McManus che, guarda caso, si chiamava come lui. (Il vero nome di Costello è infatti Declan MacManus). | «Mi trovavo nel fetido e lercio camerino di un locale, in uno scantinato in Charing Cross Road, a un certo punto del 1975. A fatica avevamo portato a termine la prima parte di un concerto, di fronte a un pubblico scarso e distratto. Eravamo in pausa fingendo di goderci una bottiglia di birra calda. Almeno, così ci era stato detto facevano i veri musicisti». Così racconta i suoi esordi Elvis Costello nelle 872 pagine del suo ponderoso volume dallo strano titolo (ma cosa non è strano quando si parla di Costello?) ''Musica infedele & inchiostro simpatico'' (Baldini & Castoldi) prima di diventare uno dei personaggi più celebrati e poliedrici del music business. Dalla new wave più energetica è passato al jazz e al repertorio di George Gershwin, con la benedizione del fratello Ira, senza perdere la sua inventiva e il suo spirito rock. Il libro è una miniera di aneddoti, dalle prime collaborazioni con Paul McCartney (i concerti benefici alla Royal Albert Hall dedicati alla moglie Linda) ai concerti a fianco dei Clash, dove scoppiavano risse gigantesche e Costello era talmente ubriaco di birra e Pernod «da non riuscire né a contare né a stare in piedi». Un'epopea in cui Joe Strummer, il leader dei Clash, si lanciava dal palco in mezzo al pubblico, che si apriva come il Mar Rosso lasciandolo schiantare sul pavimento di cemento. Costello lo ammette: prendeva spunto ovunque... Per creare Oliver's Army, un successo da disco d'oro che venne cantato anche allo stadio dai fan del Liverpool, arrangiò la parte del pianoforte ispirandosi a una melodia degli Abba. Tra le sue maggiori fonti di ispirazione - oltre ai libri di Shaw, Yeats e Oscar Wilde che divorava da ragazzino - c'è il papà cantante, il quale interpretava i grandi successi nella popolare orchestra di Joe Loss e gli fece scoprire Please Please Me dei Beatles mentre si allenava a cantarla in casa seguendo il disco, e persino - per gli atteggiamenti scenici - il mitico wrestler Mick McManus che, guarda caso, si chiamava come lui. (Il vero nome di Costello è infatti Declan MacManus). | ||
È la poetessa del rock ma si è presa lunghi periodi di vacanza dalla musica. Abbuffandosi di sigarette e caffè (e additivi vari) Patti Smith ha raccontato la propria vita nel fortunato ''Just Kids'' (premiato con il National Book Award) e ora è di nuovo in libreria con ''M Train'' (Bompiani) storia dei suoi avventurosi viaggi. Una vita da intellettuale curiosa che l'ha portata a Tangeri a intervistare Paul Bowles, l'autore di Il tè nel deserto, e a partecipare a una conferenza in onore degli scrittori beat che un tempo ne fecero la loro meta preferita. I percorsi alla ricerca della tomba di Mishima dove «avevo spazzato via foglie morte e cenere, riempito d'acqua secchi di legno e lavato la lapide, sistemato fiori freschi e bruciato incenso. Poi ero rimasta lì in silenzio. Andando via mi è stata regalata la scopa di paglia che avevo usato per spazzare la tomba». Lì a fianco due anziane vestite in abito tradizionale hanno scambiato qualche parola con l'interprete. «Sembravano felici della mia opera», disse Patti. «Non esattamente - rise l'interprete -; erano amiche della moglie. Anche lei sepolta qua. Non hanno nemmeno nominato lui». | È la poetessa del rock ma si è presa lunghi periodi di vacanza dalla musica. Abbuffandosi di sigarette e caffè (e additivi vari) Patti Smith ha raccontato la propria vita nel fortunato ''Just Kids'' (premiato con il National Book Award) e ora è di nuovo in libreria con ''M Train'' (Bompiani) storia dei suoi avventurosi viaggi. Una vita da intellettuale curiosa che l'ha portata a Tangeri a intervistare Paul Bowles, l'autore di ''Il tè nel deserto'', e a partecipare a una conferenza in onore degli scrittori beat che un tempo ne fecero la loro meta preferita. I percorsi alla ricerca della tomba di Mishima dove «avevo spazzato via foglie morte e cenere, riempito d'acqua secchi di legno e lavato la lapide, sistemato fiori freschi e bruciato incenso. Poi ero rimasta lì in silenzio. Andando via mi è stata regalata la scopa di paglia che avevo usato per spazzare la tomba». Lì a fianco due anziane vestite in abito tradizionale hanno scambiato qualche parola con l'interprete. «Sembravano felici della mia opera», disse Patti. «Non esattamente - rise l'interprete -; erano amiche della moglie. Anche lei sepolta qua. Non hanno nemmeno nominato lui». | ||
Imperdibile, per i cultori del personaggio, l'intervista-racconto che Ennio Morricone ha concesso a Alessandro De Rosa nelle quasi 500 pagine di Inseguendo quel suono. ''La mia musica, la mia vita'' (Mondadori). Parla in diretta, il venerando neo premio Oscar, svelando tutti i suoi segreti, compresa la sua passione per Miles Davis e i suoi esordi nel cinema americano con Gli avvoltoi hanno fame di Don Siegel con Shirley MacLaine e Clint Eastwood. «Siegel - ricorda Morricone - era di poche parole e non offriva il genere di confronto che io stavo cercando; sembrava che gli andasse tutto bene, anche le musiche». Il Maestro si recò per la prima volta in America fra il '76 e il '77 per il tema di L'esorcista 2. L'eretico e narra anche i suoi scontri con Dino De Laurentiis: «Mi propose di trasferirmi in Usa e mi offrì una villa gratis, ma non gli diedi credito. Non ci siamo mai presi molto, e questo sia per ragioni caratteriali, sia perché più volte mi offrì film che puntualmente in un secondo momento dava ad altri». Intanto esce oggi Punk Rock Blitzkrieg. La mia vita nei Ramones, del batterista Marky Ramone. | Imperdibile, per i cultori del personaggio, l'intervista-racconto che Ennio Morricone ha concesso a Alessandro De Rosa nelle quasi 500 pagine di Inseguendo quel suono. ''La mia musica, la mia vita'' (Mondadori). Parla in diretta, il venerando neo premio Oscar, svelando tutti i suoi segreti, compresa la sua passione per Miles Davis e i suoi esordi nel cinema americano con Gli avvoltoi hanno fame di Don Siegel con Shirley MacLaine e Clint Eastwood. «Siegel - ricorda Morricone - era di poche parole e non offriva il genere di confronto che io stavo cercando; sembrava che gli andasse tutto bene, anche le musiche». Il Maestro si recò per la prima volta in America fra il '76 e il '77 per il tema di L'esorcista 2. L'eretico e narra anche i suoi scontri con Dino De Laurentiis: «Mi propose di trasferirmi in Usa e mi offrì una villa gratis, ma non gli diedi credito. Non ci siamo mai presi molto, e questo sia per ragioni caratteriali, sia perché più volte mi offrì film che puntualmente in un secondo momento dava ad altri». Intanto esce oggi Punk Rock Blitzkrieg. La mia vita nei Ramones, del batterista Marky Ramone. |
Revision as of 14:09, 15 March 2017
|