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Riconoscimenti e complimenti, si sa, fanno piacere a tutti. Per un musicista essere chiamato dal grande [[Paul McCartney]] a collaborare a un suo disco (per la precisione ''Flowers in the Dirt'' del 1989, l’ex Beatles ricambierà scrivendo a quattro mani [[Veronica]], il pezzo più bello dell’album ''Spike'') è di certo motivo di grande esaltazione. Se poi, alla fine del lavoro, sir Paul se ne esce con un elogio spaziale («Durante la nostra collaborazione mi ha ricordato John») c’è veramente da camminare a mezzo metro da terra. Ma non è il caso di mister Declan Patrick MacManus, in arte Elvis Costello, nato in ambito pub rock, scena inglese che nella prima metà dei Settanta rifuggiva dagli stadi e preferiva il microcosmo dei pub. Lui non è uno che si dà arie. Anticonformista e ribelle da sempre, ha flirtato agli esordi col punk ma non ha mai consumato un rapporto completo con quel movimento. Troppo devoto a Sinatra e alle Supremes, troppo raffinato nei testi per essere sodale di Johnny Rotten e soci. E troppo poco attento ai calcoli e alle regole dell’industria discografica per cavalcare le mode del momento. Come quando, agli esordi, blocca il suo gruppo durante una puntata del [[Saturday Night Live]], dicendo al pubblico che se ne fregava bellamente del divieto, imposto dagli autori del programma, di suonare [[Radio, Radio|Radio Radio]], nuovo brano ultra critico con gli Stati Uniti. O come quando supporta con grande slancio il Red Wedge, l’associazione di musicisti pro-Labour e anti-Thatcher.
Riconoscimenti e complimenti, si sa, fanno piacere a tutti. Per un musicista essere chiamato dal grande [[Paul McCartney]] a collaborare a un suo disco (per la precisione ''Flowers in the Dirt'' del 1989, l’ex Beatles ricambierà scrivendo a quattro mani [[Veronica]], il pezzo più bello dell’album ''Spike'') è di certo motivo di grande esaltazione. Se poi, alla fine del lavoro, sir Paul se ne esce con un elogio spaziale («Durante la nostra collaborazione mi ha ricordato John») c’è veramente da camminare a mezzo metro da terra. Ma non è il caso di mister Declan Patrick MacManus, in arte Elvis Costello, nato in ambito pub rock, scena inglese che nella prima metà dei Settanta rifuggiva dagli stadi e preferiva il microcosmo dei pub. Lui non è uno che si dà arie. Anticonformista e ribelle da sempre, ha flirtato agli esordi col punk ma non ha mai consumato un rapporto completo con quel movimento. Troppo devoto a Sinatra e alle Supremes, troppo raffinato nei testi per essere sodale di Johnny Rotten e soci. E troppo poco attento ai calcoli e alle regole dell’industria discografica per cavalcare le mode del momento. Come quando, agli esordi, blocca il suo gruppo durante una puntata del [[Saturday Night Live]], dicendo al pubblico che se ne fregava bellamente del divieto, imposto dagli autori del programma, di suonare [[Radio, Radio|Radio Radio]], nuovo brano ultra critico con gli Stati Uniti. O come quando supporta con grande slancio il Red Wedge, l’associazione di musicisti pro-Labour e anti-Thatcher.


Il 20 maggio Baldini & Castoldi ha pubblicato la sua autobiografia, ''[[Unfaithful Music & Disappearing Ink|Musica infedele e inchiostro simpatico]]''. Per scriverla Costello assicura di essersi basato solo sui ricordi diretti e di aver fatto pochissime ricerche. Deve avere una memoria di ferro perché il volume consta di oltre 600 pagine, che ancora non bastano a includere tutte le storie di un musicista che ha pubblicato il primo disco, My Aim is True nel 1977. Alla fine dell’anno precedente l’etichetta indipendente Stiff Records aveva messo sui giornali un annuncio, con l’invito a farsi avanti, rivolto a musicisti desiderosi di emergere. Declan Patrick coglie l’attimo propizio. Il manager [[Dave Robinson]] ha appena ingaggiato [[Ian Dury]] e [[Nick Lowe]], mentre il produttore [[Jake Riviera|Jack Riviera]] fiuta il talento del nuovo pretendente e acconsente a fargli da manager. Riviera lo invita a trovare uno pseudonimo perché il nome originale è decisamente improponibile: al cognome della nonna paterna viene aggiunto il nome del re del rock’n’roll e il dado è tratto. Il produttore della Stiff unisce al suo artista occhialuto una band californiana chiamata [[Clover]] (faranno successo più tardi da soli come [[Huey Lewis]] and The News) e, in fretta e furia, viene registrato il primo disco di Elvis Costello, il citato ''My Aim is True'' (anticipato dal 45 giri [[Less Than Zero|Less than Zero]], titolo preso in prestito anni dopo da Brett Easton Ellis per il suo romanzo capolavoro), cui ne seguiranno altri 23. Il disco non ha molto successo, ma una serie di trionfali esibizioni a supporto dei Rumors convincono la Stiff Records a continuare a puntare sul ragazzo. Viene solo sostituito il gruppo di spalla: i Clover tornano negli States rimpiazzati dagli [[Attractions]] che, tra alti e bassi, accompagnano Costello sino ai giorni nostri.
Il 20 maggio Baldini & Castoldi ha pubblicato la sua autobiografia, ''[[Unfaithful Music & Disappearing Ink|Musica infedele e inchiostro simpatico]]''. Per scriverla Costello assicura di essersi basato solo sui ricordi diretti e di aver fatto pochissime ricerche. Deve avere una memoria di ferro perché il volume consta di oltre 600 pagine, che ancora non bastano a includere tutte le storie di un musicista che ha pubblicato il primo disco, ''My Aim is True'' nel 1977. Alla fine dell’anno precedente l’etichetta indipendente Stiff Records aveva messo sui giornali un annuncio, con l’invito a farsi avanti, rivolto a musicisti desiderosi di emergere. Declan Patrick coglie l’attimo propizio. Il manager [[Dave Robinson]] ha appena ingaggiato [[Ian Dury]] e [[Nick Lowe]], mentre il produttore [[Jake Riviera|Jack Riviera]] fiuta il talento del nuovo pretendente e acconsente a fargli da manager. Riviera lo invita a trovare uno pseudonimo perché il nome originale è decisamente improponibile: al cognome della nonna paterna viene aggiunto il nome del re del rock’n’roll e il dado è tratto. Il produttore della Stiff unisce al suo artista occhialuto una band californiana chiamata [[Clover]] (faranno successo più tardi da soli come [[Huey Lewis]] and The News) e, in fretta e furia, viene registrato il primo disco di Elvis Costello, il citato ''My Aim is True'' (anticipato dal 45 giri [[Less Than Zero|Less than Zero]], titolo preso in prestito anni dopo da Brett Easton Ellis per il suo romanzo capolavoro), cui ne seguiranno altri 23. Il disco non ha molto successo, ma una serie di trionfali esibizioni a supporto dei Rumors convincono la Stiff Records a continuare a puntare sul ragazzo. Viene solo sostituito il gruppo di spalla: i Clover tornano negli States rimpiazzati dagli [[Attractions]] che, tra alti e bassi, accompagnano Costello sino ai giorni nostri.


Dal primo all’ultimo disco (''National Ransom'' del 2010 come solista, poi seguito, nel 2013, da ''Wise up Ghost'' in collaborazione con i [[Roots]]) mister MacManus ha spaziato in lungo e in largo nello scibile musicale degli ultimi cent’anni e più: dal rock’n’roll scarno, tirato, ai confini del punk degli esordi, al country, al soul, su su fino alle composizioni cameristiche create assieme al [[Brodsky Quartet]]. Tutta la sua esperienza artistica è stipata in Detour, lo spettacolo che Costello porta in giro da quasi un anno e che proprio in questi giorni è in cartello nel nostro paese (sette date a partire dallo scorso [[Concert 2016-05-23 Turin|lunedì 23 maggio]] a Torino, poi [[Milano]], [[Padova]], [[Florence|Firenze]], [[Bologna]], Roma e finale a Brescia martedì 31).
Dal primo all’ultimo disco (''National Ransom'' del 2010 come solista, poi seguito, nel 2013, da ''Wise up Ghost'' in collaborazione con i [[Roots]]) mister MacManus ha spaziato in lungo e in largo nello scibile musicale degli ultimi cent’anni e più: dal rock’n’roll scarno, tirato, ai confini del punk degli esordi, al country, al soul, su su fino alle composizioni cameristiche create assieme al [[Brodsky Quartet]]. Tutta la sua esperienza artistica è stipata in Detour, lo spettacolo che Costello porta in giro da quasi un anno e che proprio in questi giorni è in cartello nel nostro paese (sette date a partire dallo scorso [[Concert 2016-05-23 Turin|lunedì 23 maggio]] a Torino, poi [[Milano]], [[Padova]], [[Florence|Firenze]], [[Bologna]], Roma e finale a Brescia martedì 31).

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Le verità di Elvis Costello, il pubster che amava Sinatra

Miti/In concerto stasera a Bologna e poi a Roma e Brescia. L’artista inglese chiude il suo tour italiano. Intanto ha appena pubblicato la sua autobiografia, «Musica infedele e inchiostro simpatico»

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   Vilmo Modoni

Riconoscimenti e complimenti, si sa, fanno piacere a tutti. Per un musicista essere chiamato dal grande Paul McCartney a collaborare a un suo disco (per la precisione Flowers in the Dirt del 1989, l’ex Beatles ricambierà scrivendo a quattro mani Veronica, il pezzo più bello dell’album Spike) è di certo motivo di grande esaltazione. Se poi, alla fine del lavoro, sir Paul se ne esce con un elogio spaziale («Durante la nostra collaborazione mi ha ricordato John») c’è veramente da camminare a mezzo metro da terra. Ma non è il caso di mister Declan Patrick MacManus, in arte Elvis Costello, nato in ambito pub rock, scena inglese che nella prima metà dei Settanta rifuggiva dagli stadi e preferiva il microcosmo dei pub. Lui non è uno che si dà arie. Anticonformista e ribelle da sempre, ha flirtato agli esordi col punk ma non ha mai consumato un rapporto completo con quel movimento. Troppo devoto a Sinatra e alle Supremes, troppo raffinato nei testi per essere sodale di Johnny Rotten e soci. E troppo poco attento ai calcoli e alle regole dell’industria discografica per cavalcare le mode del momento. Come quando, agli esordi, blocca il suo gruppo durante una puntata del Saturday Night Live, dicendo al pubblico che se ne fregava bellamente del divieto, imposto dagli autori del programma, di suonare Radio Radio, nuovo brano ultra critico con gli Stati Uniti. O come quando supporta con grande slancio il Red Wedge, l’associazione di musicisti pro-Labour e anti-Thatcher.

Il 20 maggio Baldini & Castoldi ha pubblicato la sua autobiografia, Musica infedele e inchiostro simpatico. Per scriverla Costello assicura di essersi basato solo sui ricordi diretti e di aver fatto pochissime ricerche. Deve avere una memoria di ferro perché il volume consta di oltre 600 pagine, che ancora non bastano a includere tutte le storie di un musicista che ha pubblicato il primo disco, My Aim is True nel 1977. Alla fine dell’anno precedente l’etichetta indipendente Stiff Records aveva messo sui giornali un annuncio, con l’invito a farsi avanti, rivolto a musicisti desiderosi di emergere. Declan Patrick coglie l’attimo propizio. Il manager Dave Robinson ha appena ingaggiato Ian Dury e Nick Lowe, mentre il produttore Jack Riviera fiuta il talento del nuovo pretendente e acconsente a fargli da manager. Riviera lo invita a trovare uno pseudonimo perché il nome originale è decisamente improponibile: al cognome della nonna paterna viene aggiunto il nome del re del rock’n’roll e il dado è tratto. Il produttore della Stiff unisce al suo artista occhialuto una band californiana chiamata Clover (faranno successo più tardi da soli come Huey Lewis and The News) e, in fretta e furia, viene registrato il primo disco di Elvis Costello, il citato My Aim is True (anticipato dal 45 giri Less than Zero, titolo preso in prestito anni dopo da Brett Easton Ellis per il suo romanzo capolavoro), cui ne seguiranno altri 23. Il disco non ha molto successo, ma una serie di trionfali esibizioni a supporto dei Rumors convincono la Stiff Records a continuare a puntare sul ragazzo. Viene solo sostituito il gruppo di spalla: i Clover tornano negli States rimpiazzati dagli Attractions che, tra alti e bassi, accompagnano Costello sino ai giorni nostri.

Dal primo all’ultimo disco (National Ransom del 2010 come solista, poi seguito, nel 2013, da Wise up Ghost in collaborazione con i Roots) mister MacManus ha spaziato in lungo e in largo nello scibile musicale degli ultimi cent’anni e più: dal rock’n’roll scarno, tirato, ai confini del punk degli esordi, al country, al soul, su su fino alle composizioni cameristiche create assieme al Brodsky Quartet. Tutta la sua esperienza artistica è stipata in Detour, lo spettacolo che Costello porta in giro da quasi un anno e che proprio in questi giorni è in cartello nel nostro paese (sette date a partire dallo scorso lunedì 23 maggio a Torino, poi Milano, Padova, Firenze, Bologna, Roma e finale a Brescia martedì 31).

«A un certo punto – ha detto Costello in una recente intervista alla rivista Mojo – la scrittura dell’autobiografia si è sovrapposta alla costruzione di questo spettacolo. E naturalmente una cosa ha influenzato l’altra. Il confronto con la mia storia mi ha fatto tornare alla mente episodi legati alle varie canzoni, me ne ha fatte ripescare alcune un po’ dimenticate e riconsiderare altre, magari molto note».

Nelle date di Detour, Costello interpreta ogni sera più di trenta canzoni, più tre o quattro cover pescate dal repertorio dei grandi: Bob Dylan, Pink Floyd e l’amico Burt Bacharach, col quale nel 1998 ha inciso Painted from Memory. Quello con Bacharach è stato un incontro artisticamente fortunato. A partire dalle cover di Please Stay e I Just Don’t Know What to Do with Myself, Costello ha dimostrato ampiamente la sua ammirazione per le orchestrazioni melodiche di Bacharach. Il primo incontro col maestro avviene durante le registrazioni di Spike, nel 1989. Bacharach ha subito un’impressione positiva di Elvis e quando i produttori del film Grace of My Heart gli propongono di comporre insieme un brano per la colonna sonora, risponde entusiasta all’idea di farlo con l’artista inglese. I due iniziano a lavorare con risultati eccezionali: God Give Me Strenght si impone come successo planetario, vincendo addirittura un Grammy Award. Il passo successivo è scontato: i due decidono di pubblicare un intero album di inediti, Painted from Memory appunto, che viene accolto con grande entusiasmo dalla critica e si piazza molto bene in classifica, nonostante le riserve della casa discografica che avrebbe voluto un disco dai toni più jazz con la collaborazione di Bill Frisell.

Tornando al tour, va segnalato che sul palco come nella biografia, grande protagonista è il padre, Ross McManus, trombettista e cantante dell’epoca d’oro delle big band, morto nel 2011, che appare in uno schermo sul palco alle spalle del figlio. L’uomo se n’era andato di casa quando Declan Patrick aveva solo sette anni ma Costello non porta rancore e respinge qualsiasi interpretazione psicoanalitica per la scelta di proiettare la sua immagine durante i concerti: «Mio padre era ancora vivo quando ho iniziato a scrivere il libro e tutti mi dicevano: vai, parla con lui finché c’è. Ma la verità è che tra di noi non c’erano segreti, né rimpianti da parte mia. Per quanto lui si sia separato da ma madre quando ero molto piccolo, la musica ci ha comunque permesso di comunicare in profondità e arrivare a conoscere gli aspetti più segreti dei rispettivi animi. Da padre e da uomo sposato ora capisco le sue debolezze».

E in effetti Elvis Costello come vita sentimentale travagliata non si è fatto mancare nulla. Oltre a diversi flirt veri o presunti è arrivato al quarto matrimonio e vive a Vancouver, in Canada, con la stupenda cantante jazz Diana Krall, sposata nel 2003 e dalla quale ha avuto due figli gemelli.

Prima ancora di seguire le orme musicali paterne, il piccolo Declan si sentiva scrittore: «Il primo strumento me l’hanno regalato a 13 anni, quando sapevo già di essere bravo a scrivere. Ero un virtuoso della forma libera, in parte per nascondere che non sapevo svolgere i temi assegnati dai professori». Ha letto molte autobiografie rock prima di scrivere la sua: «Quella di Dylan l’ho amata molto, quella di Keith Richards è divertente. Ma la mia preferita è quella del regista Luis Buñuel, straordinaria, una fonte di grande ispirazione».

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Il Manifesto, May 28, 2016


Vilmo Modoni previews Elvis Costello, solo, Sunday, May 29, 2016, Sala Santa Cecilia, Rome, Italy and on Tuesday, May 31, 2016, Pala Banco di Brescia, Brescia, Italy and reviews Musica infedele e inchiostro simpatico (Italian language translation of Unfaithful Music & Disappearing Ink).

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