Mucchio Selvaggio, March 1979: Difference between revisions

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Giunto ormai al terzo album, autore in due anni di una progressione musicale veramente sorprendente, Elvis Costello si costituisce ne! 1979 come un punto di riferimento obbligato per chiunque intenda riferirsi, oggi più che mai, ad una terza età del rock'n'roll, un genere che non muore e non potrà mai morire finché ragazzi come lui sceglieranno una chitarra ed una voce per imprimere nella storia i disagi ed i problemi di una generazione. Da dove esce un personaggio come Costello, qual è l'atmosfera che lo circonda agli esordi? Vediamo di fare un piccolo passo indietro. Siamo in pieno 1977. impazza la bufera punk, case discografiche grandi e piccole si danno un gran daffare per cercare di catturare veri talenti, spesso difficilmente individuabili nell'informe magmatico movimento musicale che accomuna ragazzi, ragazzini, musicisti validi, mistificatori e piccoli geni incompresi. E' veramente difficile capire qualche cosa in questa infernale baraonda, del resto le parole d'ordine che vengono dalle strade non parlano che di oltraggio, violenza, provocazione. Il business è preso alla sprovvista, si fanno esperimenti, si concedono forse troppo benevolmente contratti discografici a gruppi dall'incerto avvenire, ma in fondo è giusto tutti in questo momento devono avere la possibilità di scrivere la propria pagina da tramandare alla storia. anche se i posteri dimostreranno poi inequivocabilmente che molti scompariranno ai primi inevitabili accenni di crisi di ispirazione. In questo clima (che ho tra l'altro vissuto in prima persona a Londra) , che potremmo anche definire di nuova generazione, di ribaltamento totale delle regole del business. le piccole etichette hanno una formidabile occasione per uscire allo scoperto: con l'aiuto di tre o quattro talenti particolarmente interessanti possono lanciarsi sul mercato, ora mobile come mai era accaduto prima, e sfruttando il grande interesse crescente per queste nuove forme musicali hanno l'enorme possibilità di cercare di rivaleggiare con i grossi colossi discografici che ormai da molti anni hanno stretto le classifiche di vendita in un'unica morsa d'acciaio.
E' il momento della Stiff (di Jake Riviera, di Nick Lowe, tanto per citare due personaggi, ciascuno con interessi e mansioni diverse) , indiscutibilmente la prima etichetta a dare spazio ai coraggiosi tentativi degli Adverts e dei Damned, due tra le bands punk ad aver ottenuto per prime un contratto discografico. L'entusiasmo e la ricerca del nuovo, unitamente ad un sano ritorno ad un rock'n'roll più essenziale e graffiante, tengono in piedi il progetto della Stiff che si avvale oltretutto di un fiuto musicale davvero sorprendente. I due artisti forse maggiormente rappresentativi di questi ultimi anni sono infatti scoperti proprio dalla piccola casa discografica londinese: il primo si chiama lan Dury, mentre il secondo è proprio lui, il futuro del rock'n'roll, l'ultimo in ordine di tempo nel magico elenco dei Lennon e dei Bruce Springsteen: Elvis Costello.
Devo dire che la figura minuta e timida del buon Elvis non sembra inizialmente provocare isterismi o immediate entusiastiche rispondenze; forse il clima è ancora troppo arroventato per cercare di scavare più in profondità nelle reali capacità di ogni singolo artista; in fondo è sempre la violenza e l'eccitazione live che sembra interessare maggiormente. Del resto non dimentichiamoci che il punk è nato come un movimento della strada ed ha avuto nelle esibizioni dal vivo il punto perennemente culminante del rito e del delirio collettivo che sublimava le frustrazioni e le paure dei nuovi musicisti-distruttori urbani. Elvis Costello quindi, con quell'aria sparuta ed insicura, non era certamene un modello o una figura alla quale le giovani generazioni emergenti potessero legittimamente ispirarsi.
Il suo esordio discografico, tuttavia, lascia intravedere delle potenzialità veramente notevoli, anche perché il clima che si respira in tutta la sua impostazione musicale, nonché visuale e scenica, si ispira fortemente agli anni '50 e '60, un motivo quest'ultimo che la bomba punk tende a riprendere, (prima inconsciamente o poi consciamente) , nella forma di molti artisti ormai caduti nel dimenticatoio che riacquistano forza e consapevolezza sull'onda delle nuove energie giovanili. Elvis Costello si ritaglia un proprio spazio musicale ed una fetta non indifferente di estimatori che già cominciano a dimostrarsi un pochino stanchi di tutto il baccano che le punk bands portano incessantemente avanti da un capo all'altro dell'Inghilterra.
« Less than zero » è tutto sommato una bella canzone, ed evidenzia abbastanza bene i caratteri distintivi della musicalità di Costello, raffinata eppure cruda e reale, misurata e pervasa dalla giusta elettricità, ma soprattutto originale ed innovativa rispetto alla tradizione che sembra fin d'ora deteterminarlo: quella dei grandi songwriters urbani di rock and roll, una dinastia che va da Buddy Holly a Dylan, da Elvis Presley aJohn Lennon. Non si può certamente collocare Costello accanto a gente così famosa, o almeno pare ancora troppo presto, ma non bisogna attendere molto per dispensare i primi giudizi positivi, sta per arrivare, infatti, la più bella dimostrazione che il suo talento è veramente tangibile e pieno di geniali proposte: si tratta del primo album intitolato « My aim is true ».
Nel frattempo molta pubblicità si fa intorno a lui; il Melody Maker gli dedica copertine su copertine, e come se ciò non bastasse arriva (disgraziatamente) all'improvviso l'occasione promozionale forse più grossa che potesse mai aspettarsi di ricevere. La morte di Elvis Presley. Il 1977 è passato alla storia infatti non solo per l'avvento del punk, ma anche per un più funesto accadimento, la scomparsa dalle scene del re del rock and roll, che ha lasciato oltre ad un grande vuoto anche una pesantissima eredità musicale da rilevare. In ogni caso (appare infatti impensato oggi dire che Costello può legittimamente candidarsi alla successione dell'ex re del rock) la pubblicità che ne deriva è per il nostro occhialuto eroe come un gigantesco riflettore che lo inquadra forse anche un po' troppo impietosamente, mettendolo nella condizione di non sbagliare una mossa (La stampa inglese è terribile...!). Ma Elvis non delude, il suo album « My aim is true » è la legittimazione più onesta che 'il suo scopo è vero', tanto per parafrasare il titolo del L.P. Le musiche del lavoro hanno una freschezza fifties


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Mucchio Selvaggio

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Elvis Costello


Claudio Sorge

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Giunto ormai al terzo album, autore in due anni di una progressione musicale veramente sorprendente, Elvis Costello si costituisce ne! 1979 come un punto di riferimento obbligato per chiunque intenda riferirsi, oggi più che mai, ad una terza età del rock'n'roll, un genere che non muore e non potrà mai morire finché ragazzi come lui sceglieranno una chitarra ed una voce per imprimere nella storia i disagi ed i problemi di una generazione. Da dove esce un personaggio come Costello, qual è l'atmosfera che lo circonda agli esordi? Vediamo di fare un piccolo passo indietro. Siamo in pieno 1977. impazza la bufera punk, case discografiche grandi e piccole si danno un gran daffare per cercare di catturare veri talenti, spesso difficilmente individuabili nell'informe magmatico movimento musicale che accomuna ragazzi, ragazzini, musicisti validi, mistificatori e piccoli geni incompresi. E' veramente difficile capire qualche cosa in questa infernale baraonda, del resto le parole d'ordine che vengono dalle strade non parlano che di oltraggio, violenza, provocazione. Il business è preso alla sprovvista, si fanno esperimenti, si concedono forse troppo benevolmente contratti discografici a gruppi dall'incerto avvenire, ma in fondo è giusto tutti in questo momento devono avere la possibilità di scrivere la propria pagina da tramandare alla storia. anche se i posteri dimostreranno poi inequivocabilmente che molti scompariranno ai primi inevitabili accenni di crisi di ispirazione. In questo clima (che ho tra l'altro vissuto in prima persona a Londra) , che potremmo anche definire di nuova generazione, di ribaltamento totale delle regole del business. le piccole etichette hanno una formidabile occasione per uscire allo scoperto: con l'aiuto di tre o quattro talenti particolarmente interessanti possono lanciarsi sul mercato, ora mobile come mai era accaduto prima, e sfruttando il grande interesse crescente per queste nuove forme musicali hanno l'enorme possibilità di cercare di rivaleggiare con i grossi colossi discografici che ormai da molti anni hanno stretto le classifiche di vendita in un'unica morsa d'acciaio.

E' il momento della Stiff (di Jake Riviera, di Nick Lowe, tanto per citare due personaggi, ciascuno con interessi e mansioni diverse) , indiscutibilmente la prima etichetta a dare spazio ai coraggiosi tentativi degli Adverts e dei Damned, due tra le bands punk ad aver ottenuto per prime un contratto discografico. L'entusiasmo e la ricerca del nuovo, unitamente ad un sano ritorno ad un rock'n'roll più essenziale e graffiante, tengono in piedi il progetto della Stiff che si avvale oltretutto di un fiuto musicale davvero sorprendente. I due artisti forse maggiormente rappresentativi di questi ultimi anni sono infatti scoperti proprio dalla piccola casa discografica londinese: il primo si chiama lan Dury, mentre il secondo è proprio lui, il futuro del rock'n'roll, l'ultimo in ordine di tempo nel magico elenco dei Lennon e dei Bruce Springsteen: Elvis Costello.

Devo dire che la figura minuta e timida del buon Elvis non sembra inizialmente provocare isterismi o immediate entusiastiche rispondenze; forse il clima è ancora troppo arroventato per cercare di scavare più in profondità nelle reali capacità di ogni singolo artista; in fondo è sempre la violenza e l'eccitazione live che sembra interessare maggiormente. Del resto non dimentichiamoci che il punk è nato come un movimento della strada ed ha avuto nelle esibizioni dal vivo il punto perennemente culminante del rito e del delirio collettivo che sublimava le frustrazioni e le paure dei nuovi musicisti-distruttori urbani. Elvis Costello quindi, con quell'aria sparuta ed insicura, non era certamene un modello o una figura alla quale le giovani generazioni emergenti potessero legittimamente ispirarsi.

Il suo esordio discografico, tuttavia, lascia intravedere delle potenzialità veramente notevoli, anche perché il clima che si respira in tutta la sua impostazione musicale, nonché visuale e scenica, si ispira fortemente agli anni '50 e '60, un motivo quest'ultimo che la bomba punk tende a riprendere, (prima inconsciamente o poi consciamente) , nella forma di molti artisti ormai caduti nel dimenticatoio che riacquistano forza e consapevolezza sull'onda delle nuove energie giovanili. Elvis Costello si ritaglia un proprio spazio musicale ed una fetta non indifferente di estimatori che già cominciano a dimostrarsi un pochino stanchi di tutto il baccano che le punk bands portano incessantemente avanti da un capo all'altro dell'Inghilterra.

« Less than zero » è tutto sommato una bella canzone, ed evidenzia abbastanza bene i caratteri distintivi della musicalità di Costello, raffinata eppure cruda e reale, misurata e pervasa dalla giusta elettricità, ma soprattutto originale ed innovativa rispetto alla tradizione che sembra fin d'ora deteterminarlo: quella dei grandi songwriters urbani di rock and roll, una dinastia che va da Buddy Holly a Dylan, da Elvis Presley aJohn Lennon. Non si può certamente collocare Costello accanto a gente così famosa, o almeno pare ancora troppo presto, ma non bisogna attendere molto per dispensare i primi giudizi positivi, sta per arrivare, infatti, la più bella dimostrazione che il suo talento è veramente tangibile e pieno di geniali proposte: si tratta del primo album intitolato « My aim is true ».

Nel frattempo molta pubblicità si fa intorno a lui; il Melody Maker gli dedica copertine su copertine, e come se ciò non bastasse arriva (disgraziatamente) all'improvviso l'occasione promozionale forse più grossa che potesse mai aspettarsi di ricevere. La morte di Elvis Presley. Il 1977 è passato alla storia infatti non solo per l'avvento del punk, ma anche per un più funesto accadimento, la scomparsa dalle scene del re del rock and roll, che ha lasciato oltre ad un grande vuoto anche una pesantissima eredità musicale da rilevare. In ogni caso (appare infatti impensato oggi dire che Costello può legittimamente candidarsi alla successione dell'ex re del rock) la pubblicità che ne deriva è per il nostro occhialuto eroe come un gigantesco riflettore che lo inquadra forse anche un po' troppo impietosamente, mettendolo nella condizione di non sbagliare una mossa (La stampa inglese è terribile...!). Ma Elvis non delude, il suo album « My aim is true » è la legittimazione più onesta che 'il suo scopo è vero', tanto per parafrasare il titolo del L.P. Le musiche del lavoro hanno una freschezza fifties

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Il Mucchio Selvaggio, No. 17, March 1979


Claudio Sorge profiles Elvis Costello.

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