Jam, December 2008

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Welcome To The Voice

Théâtre du Châtelet, Paris

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   Eleonora Bagarotti

È sempre rischioso, per un idolo del pop, mettersi in gioco in ambito classico. È una sfida allettante, quella colta da Sting, Elvis Costello e Steve Nieve – quest'ultimo autore delle musiche – a Parigi nell'opera Welcome To The Voice, su libretto della regista Muriel Teodori.

La prima mondiale cade nel giorno in cui Parigi accende le luminarie sugli Champs-Élysées ed è ospitata al Théâtre du Châtelet. Proust vi si recò per assistere al balletto Parade, per il quale Cocteau scrisse il soggetto e Picasso disegnò le scene e i costumi. Basta questo a rendere tutti emozionati.

Fuori dal teatro, alcuni fan senza biglietto attendono Sting e Costello per una foto o un autografo. È soprattutto la loro notorietà che spinge il pubblico ai 15 minuti d'applausi finali. Poco importa se Nieve, autore di un'opera (già uscita per la Deutsche Grammophon, vedi articolo su Jam 139), la cui architettura armonica gli è costata 10 anni di lavoro, è oscurato dalla fama degli altri due.

E poco importa se qualche critico non apprezza la regia della sua compagna Teodori. La curiosità è nell'aria. L'opera è impegnativa, scontato intravedervi l'impronta di Bizet e Wagner, Piazzolla e Bartók, tra armonie d'Oriente e spruzzate jazz. Un mix di storia e modernità.

Ottima la prova delle cantanti Sylvia Schwartz, Marie-Ange Todorovitch, Sonya Yoncheva e Anna Gabler. Apprezzato Sting, rilassato nella parte di Dioniso (e in effetti bello come un Dio greco), nei panni di un operaio innamorato di una voce femminile, a differenza di Costello, poco a suo agio come perfido ispettore di polizia. Poi c'è Joe Sumner, convincente anche se figlio di cotanto padre.

Si sente un po' la mancanza di Robert Wyatt, presente nell'album, e del Brodsky Quartet. Spiega Nieve, già spalla negli Attractions con Costello: «La regia minimalista è a misura dello Châtelet. Questa non è una rock opera, vi sono vari stili di ogni epoca. L'accompagnamento non è elettrico ma dell'Orchestra di Parigi diretta da Wolfgang Doerner».

Per uno che ha mosso i suoi primi passi con Ian Dury è una bella scommessa. Sulla sua interpretazione, sintetizza: «Non ho mai pensato di essere un cantante, a volte interpreto brani e funziono».

Meno ottimista Costello. È conscio di non essere perfettamente in parte anche se «lieto di partecipare al grande progetto di un caro, vecchio amico». L'Elvis autore ha invece brillato nel balletto A Midsummer Night's Dream e ha in cantiere un'altra opera classica.

Quando lo avviciniamo, è ancora in forse la possibilità che Hillary Clinton diventi segretario di stato degli Stati Uniti. «Speriamo sia così» commenta Costello, che ha suonato a New York al suo 60esimo compleanno. «Lei e Obama sono un bel duo».

Sting è reduce dal trionfale tour dei Police e dall'ambizioso, raffinato album con le musiche di John Dowland. Ha in agenda concerti come solista e la sua interpretazione operistica è inconsueta e sensibile.

Sarà che, usciti dal teatro, ci avvolge una Parigi dorata che non cede il passo al pessimismo.


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Jam, No. 155, December 2008


Eleonora Bagarotti reviews the November 20, 2008 performance of Welcome To The Voice, Théâtre du Châtelet, Paris, France.



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