Jam, May 2008

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Jam

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Elvis Costello And The Imposters

Momofuku, Lost Highway / Universal

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Ernesto de Pascale

Inciso in soli 8 giorni, è il trionfo della musica come caos organizzato, tra ruvidità rock e ricerca di immediatezza. Esce prima in vinile (con codice per scaricare i file mp3), poi in cd

Il nuovo album di Elvis Costello And The Imposters è un diario di bordo degli ultimi mesi di un artista che ci ha abituati in tempi non sospetti che fra l’atto creativo e la pubblicazione non devono trascorrere periodi troppo lunghi di pianificazione. Momofuku, dedicato allo scomparso inventore dei noodles istantanei, è infatti un disco da consumare velocemente (come i noodles di Momofuku Ando, per l’appunto) così come velocemente è stato concepito e realizzato: solo otto giorni per far tutto. Fa leva sull’antica attitudine in the face dei primi Attractions. A dirla tutta e per spiegare ancora meglio, nella prima settimana di gennaio di quest’anno Costello non aveva pianificato ancora nulla del disco, se non il titolo. Elvis aveva come sempre mille nuove canzoni, ma l’unica di cui era assolutamente certo era American Gangster Time, una canzone rauca e abrasiva che pare uscita dai primi album del nostro tanto è ruvida e tanto Steve Nieve è autocitazionista dietro il suo Vox Continental. Per il resto, buio totale. Pete Thomas, batterista sin dai tempi degli Attractions e compagno di merende di Elvis, si attendeva però una telefonata dell’artista amico da lì a poco e per rendere più divertenti le future sedute aveva messo sul chi va là la giovanissima figlia Tennessee, batterista del trio power pop The Like, invitandola a partecipare alle sedute. Thomas, compagno di lungo corso di Costello e fine conoscitore delle necessità del nostro, si era rivolto poi a David Hidalgo dei Los Lobos – band con cui ogni tanto l’inglese delle Midland si esibisce – per eventuali abbellimenti. In entrambi i casi, Pete ci aveva visto giusto: Elvis voleva infatti realizzare un disco con cui riconquistare un’altra piccola parte dell’immediatezza di una volta, che con l’età tende ad essere sostituita da una più pacata saggezza, quasi a dimostrare che a 52 anni si può ancora fare un buon disco di canzoni dirette e senza fronzoli. Qualche altro paio di buone mani avrebbero quindi solo fatto comodo. Johnathan Rice venne assunto a tempo pieno per ulteriori ritocchi chitarristi.

Momofuku rappresenta la caoticità organizzata della vita attuale di Elvis Costello. Con il guizzo del grande artista, Elvis acciuffa al volo quello che potrebbe essere un limite per chiunque altro e lo fa suo. È il gioco dell’imprevedibilità tipico del rocker, suo innato merito artistico che diventa metodo nello scrivere canzoni e che il musicista britannico pondera bene, conscio delle molte variabili che come fantasmi lo accompagnano nel suo apparente caos. Costello è però uomo sicuro di sé, va detto, e Momofuku è dimostrazione di questa sua sicurezza, una specialità che per il nostro è piazzata a metà strada fra l’arte e il mestiere. Ecco allora che ascoltandolo con attenzione si trovano colpi di classe e di genialità compositiva come la bellissima Flutter & Wow, country soul secondo i parametri del nostro, un brano che non dimentica la lezione di Burt Bacharach, la finale e ricca di groove Go Away, l’accorata My Three Sons (Elvis ha avuto due gemelli dalla terza moglie Diana Krall solo 20 mesi fa e ha un figlio 33enne). Non solo: dietro il suono sporco e diretto di brani come No Hiding Place e Stella Hurt (dovrebbero aprire le rispettive facciate della versione su vinile del disco) e certi sperimentalismi di cui Steve Nieve è indiscusso promotore, si può intravedere un Costello diverso dal solito. Il repertorio del cantautore britannico – che non dimentica le radici in brani come Mr. Feathers che potrebbe essere uscita dal doppio bianco dei Beatles – si interseca infatti sempre di più con la canzone moderna folk del suo Paese d’adozione, gli Stati Uniti. Non è però una svolta alternative country, nonostante un tour del Midwest con Emmylou Harris e Lucinda Williams e la presenza nel disco di Rosanne Cash, assieme alla quale firma la bella Song With Rose, della voce di Jenny Lewis di Rilo Kiley, di Loretta Lynn assieme alla quale scrive la super Sixties Pardon Me, Madam, My Name Is Eve. Più esattamente si può dire che l’alternative country che si materializza in Momofuku si presenta alle nostre orecchie secondo i canoni a cui Costello ci ha abituati molto tempo fa e cioè la totale decostruzione di esso. Il merito è da attribuire in pari misura agli Imposters, che interagiscono con originalità negli arrangiamenti di gruppo.

In definitiva Momofuku è solo un passo del (lungo) percorso di Costello, solo un buon album di Elvis. Ma anche King Of America lo era, no? E Smile era forse un brutto disco? Il pubblico che si attende un altro disco come lo straordinario The Delivery Man sia avvertito che con Momofuku va incontro a una delusione. Una straordinaria delusione, però. Da suonare molte volte.

No Hiding Place American Gangster Time Turpentine Harry Worth Drum & Bone Flutter & Wow Stella Hurt Mr. Feathers My Three Sons Song With Rose Pardon Me Madam, My Name Is Eve Go Away

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Jam, No. 148, May 2008


Ernesto de Pascale reviews Momofuku.

Images

2008-05-00 Jam cover.jpg
Cover.

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