SANREMO.
In America è già un successo, e ora anche l'Europa scopre finalmente il nuovo album di Elvis Costello, "Painted from memory", realizzato in collaborazione con Burt Bacharach. Il poliedrico musicista inglese che vive a Dublino ha scelto il raffinato pubblico della Rassegna della canzone d'autore per offrire un primo assaggio della sua diciottesima fatica discografica. Questa sera, sul palco dell'Ariston, riceverà il Premio Tenco '98. E ricambierà con una piccola anteprima del concerto in programma giovedì a Londra per il lancio europeo del ed appena sfornato.
Davanti a un piatto di spaghetti agli scampi, Costello accetta di raccontarsi. E' arrivato apposta da Los Angeles, dove ha concluso un mini-tour promozionale negli Stati Uniti, accompagnato da Bacharach.
"Non mi aspettavo un successo così immediato - confessa -. Al Radio Music Hall di New York il pubblico mi ha regalato ben quattro standing ovation durante lo spettacolo, addirittura mentre scopriva lo sviluppo dei brani. Sono molto soddisfatto del ed e orgoglioso della collaborazione con Bacharach".
C'è un messaggio particolare in "Painted from memory"?
"No. E' un album che parla di amori tormentati, storie senza un lieto fine comuni a tanti".
Lei è stato il primo ad aver firmato un contratto discografico (con la Mercury-Polygram) che le consente di spaziare in tutti i generi musicali. Perché questa scelta?
"Semplice: credo sia più corretto collocare un disco nella sua giusta dimensione. Se faccio del jazz, il prodotto dev'essere lavorato nella sezione riservata jazz. E così per gli altri generi".
E in quale categoria rientra la collaborazione con Bacharach?
"Direi nel pop. E con la componente orchestrale si ottiene il risultato di abbracciare anche i gusti di chi ama il jazz o la musica classica".
Cantando sulle note di Bacharach si è un po' sentito vicino a Dionne Warwick?
"No. Perché ho cercato di "cucirmi" i pezzi addosso, di adattarli alle mie corde, partecipando alla creazione della musica".
Lei ha lavorato con grandi artisti. Chi ha apprezzato di più?
"Ogni collaborazione ha una sua importanza. Certo, quelle con Paul McCartney e con lo stesso Burt Bacharach hanno un sapore particolare. Come non posso dimenticare il tour con Bob Dylan".
C'è qualcosa che non ha ancora fatto e le piacerebbe fare nel futuro prossimo?
"Ci sono tanti progetti, nuove e importanti collaborazioni possibili. Ma non voglio ipotecare il futuro, anche perché preferisco la spontaneità delle cose".
Le piacerebbe fare un'incursione nella lirica?
"Sì, perché l'adoro. Ma siccome non sono Mozart, non so proprio cosa potrei inventarmi. Almeno per ora".
E se la invitassero al Pavarotti International?
"L'idea mi piace: è l'unico posto dove si può ascoltare Sting cantare Verdi".
Cosa farà dopo il concerto di Londra?
"Tornerò in Italia per promozionare l'album in tv. Poi, a gennaio, andrò in Nuova Zelanda per un tour. E a primavera conto di riapparire in Europa per qualche concerto con Bacharach".
Conosceva già il "Tenco"?
"Ne avevo sentito parlare, soprattutto quando era stato invitato Tom Waits".
E tra gli artisti italiani chi l'ha colpita di più?
"Mi piacciono molto gli Almamegretta, che ho scoperto di recente. Poi Paolo Conte e Zucchero, con il quale ho scritto "Miss Mary"".
A Sanremo ha scoperto Guccini. E ha voluto acquistare anche la raccolta dedicata a Battisti e due ed di Tenco.
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