Mucchio Selvaggio, October 1982

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Mucchio Selvaggio

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Imperial Bedroom

Elvis Costello

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   Maurizio Bianchini

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Diventa sempre più difficile trovare delle cose intelligenti su Elvis Costello. I motivi sono presto detti.

Per un verso c'è il personaggio scomodo che Costello è sempre stato e che attualmente appare divergere assai profondamente da quelli che sono diventati. in certo senso. i «movimenti obbligati» del giovane-musicista-che-si-rispetti.

E infatti Costello non apre alla funky music. nella quale vanno affogando tra il gaudio universale falsi talenti ed autentici mascalzoni (non tutti sanno amministrarsi giudiziosamente come i Jam e non tutti conoscono il rischio calcolato come i Clash). Costello non si affida agli stregoni dei piani alti per farsi cucire addosso un «look» rassicurante e di pronta identificazione: Costello infine non vuoi «scoprire» l'electronic dance per salvare dalla disoccupazione qualche vecchia cariatide dalla testa di legno.

In breve: Costello è se stesso. inattuale, non moderno. Su un altro versante pesano le molte sottili vene di follia che attraversano periodicamente il mondo della critica, nel quale strani figuri «fanno opinione» usando cercare nel prodotto musicale non tanto le ragioni dell'artista, quanto piuttosto le proprie personali ossessioni e fobie. Questo riduce sempre più spesso i loro resoconti «critici» a pedanti e presupponenti esposizioni dei punti di distanza che l'operato del musicista sconta nei confronti dei criteri di gusto che il recensore ha stabilito, «motu proprio». essere validi per tutti, dappertutto e comunque.

Ecco allora spiegate le rudi accoglienze riservate ad Almost Blue, disco che si rifaceva, nientemeno, ai modi e ai temi del country nashvilliano — un «percorso», si ammetterà, dei più ostici. rigidamente escluso dalle più aggiornate mappe dello chic musicale. Eppure c'era del coraggio e ragioni più serie del capriccio in quella scelta, neppure lontanamente sospettabile di appetiti commerciali, ispida e imbarazzante per la audience usuale di Costello e nello stesso tempo improponibile per i palati robusti del «country & western» più tradizionale, quello, per intenderci, che fa vivere nell'oro gentaccia come Kenny Rogers.

Come Almost Blue anche questo Imperial Bedroom è un disco assolutamente fuori dei canoni correnti, che ha l'ardire di non rifarsi a nessun luogo comune, che ha una maniera quasi glaciale di essere caldo e passionale, che sfida melodie zuccherine e arrangiamenti caramellosi per uscire vincitore con ancora più merito. che avrebbe consentito a gente meno dotta (sì, avete letto bene...) e più arrembante di tirare fuori almeno tre buoni l.p. diluiti nel tempo, che dovrebbe aiutare tutti (anche il buon vecchio Arbore) a capire cosa quel cane morto di De Gregori non sarà mai, nemmeno se rinascesse con la barba di Giuseppe Verdi.

Direi semplicemente che è un capolavoro se questa parola avesse ancora qualcosa di forte nella nostra lingua. C'è in esso ricchezza di proposte musicali, ispirazione, versatilità, gusto, ironia, cultura e intelligenza. Non si tratta, beninteso. di un disco stravagante, se non nella misura in cui suona stravagante. oggi, dare espressione semplice e sincera alle proprie «voci» più intime.

Avendolo a lungo ascoltato fino ad amarlo visceralmente (ho anch'io le mie passioni critiche...). mi sono convinto che è proprio nella sua estrema sincerità che risiede per intero la ragione del suo fascino discreto ma ineludibile.

Per la prima volta Costello sembra voler rivelare se stesso. anziché nascondersi dietro la levigata perfezione delle sue canzoni. Non lo fa in toni clamorosi, questo è vero, ma anche l'orecchio più distratto non può fare a meno di catturare questa ansia tutta nuova di «dirsi», per una volta al di fuori delle rassicuranti regole del professionismo e della bravura.

I risultati di questa inaspettata operazione «Costello alla luce del sole» sono naturalmente, al di là della loro grande generosità, di varia grandezza da un punto di vista formale, quando quasi intollerabilmente belli e coinvolgenti, quando semplicemente belli. Ma anche dove l'artista rimane sottomisura o fatica a tenere il passo delle sue idee, anche allora se ne avverte la statura superiore. Prendete le canzoni «lente», dal taglio melodico, tra le quali soprattutto allignano i pochi fiops dell'album. Seppure Costello non riesce sempre nel miracolo di fare gemme con vile materiale, non manca però mai il colpo più grosso. quello di non restare invischiato nella dolcezza sciropposa e truffaldina che in questi casi è quasi fatale. Affrontate con la sua classe e il suo coraggio anche le più impraticabili canzoni d'amore finiscono per diventare articoli semplici e maneggevoli.

Per il resto, naturalmente, tutto e solo Costello al cento per cento. Una garanzia. Ecco perché non si può non amare questa «Camera da letto superlusso». che anche nelle parti meno vive è incomparabilmente più viva della maggior parte dei dischi in circolazione. che non è di alcun «genere» particolare. contenendo soltanto purissima musica a 18 carati, che può infine aiutarvi a conoscere meglio questo «difficile» genietto inglese. al quale tutti dobbiamo qualche bella canzone e dunque almeno un po' di felicità.

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Il Mucchio Selvaggio, No. 57, October 1982


Maurizio Bianchini reviews Imperial Bedroom.


Petitti reviews singles for "You Little Fool," "Man Out Of Time" and Robert Wyatt's "Shipbuilding."


EC is mentioned in reviews of T Bone Burnett's Trap Door and the Shakin' Pyramids' Celts And Cobras.

Images

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Page scans.

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Cover and page scans.
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