Ondarock, July 21, 2010

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Massarini Reports

Elvis "King of America" Costello

Villa Adriana
Tivoli (Roma)
18 luglio 2010

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  Carlo Massarini

La prima anima punk a suonare il r'n'r con l'arguzia di un intellettuale della working class (l'altro, Joe Strummer, non parlava di relazioni sentimentali pericolose). Ma quello era allora, si direbbe, oggi è oggi. Trenta e più anni dopo, il signor MacManus può guardarsi indietro e sogghignare soddisfatto: un percorso così eclettico non lo può vantare neanche David Byrne, per certi versi la sua controparte americana. Un rock anfetaminico e vetriolico prima, e dopo musica in totale libertà. Quel giro lo ha portato nel country americano come alla preziosa partnership con due padri fondatori, quelli che Elvis ascoltava da bambino, McCartney e Bacharach. Fino (e perfino) a un'immersione nella lirica pop con Sophie Van Otter, e ancora musica da camera, per balletto, cinema, operistica, jazz.

Ammazzateahò, si dice nella città dove Elvis porta l'ultima mutazione, anche se l'amore per questa musica c'è sempre stato: un country-rockabilly elettrificato, molti classici - da Elvis the First a Dylan, dai Grateful Dead agli Stones, più tanto country d'annata e gli immancabili Beatles - in testa una paglietta bianca da cantante di varietà di un'altra epoca, quella evocata quando presenta così una canzone: "Questo è un r'n'r del 1921... o meglio quello che poteva essere allora il r'n'r'". Elvis gioca, da cantautore ormai - senza il trio degli Attractions 'quel' r'n'r svanisce - e attinge un po' dovunque. Con gusto ed energia, è sottinteso. Quella non manca mai, come anche il suo fare nervoso, a scatti - il lupo perde il pelo ma neanche un singolo vizio. Si vede che 'è stato', e che ora è qualcos'altro, per esempio marito Krall e papà dei due gemellini d'oro. Ma sappiamo sia noi che lui che certe canzoni non perderanno mai il loro valore. Da "New Amsterdam" fusa con "You've Got To Hide Your Love Away" di Lennon, fino al bis di "I Want You" (che brivido, come sempre), le emozioni, le nevrosi, il magnifico regista di dettagli sono lì.

La sua duplice ombra proiettata sulle mura di Villa Adriana evoca il profilo di un minstrel americano on the road, uno di quei medicine show raccontati nelle foto in b/n della campagna americana. Ma non solo, perché Elvis in verità è molte cose insieme, e questo scivolare per generi, questo citare continuo è il suo gioco di quest'anno, ‘this year's model' (tanto per citare).

Per chi volesse il vecchio, o ‘altri' Costello, si prega ripassare: questo è la versione di King of America, paglietta e cravatta e giacca sempre abbottonata invece della corona ed ermellino di quella copertina. T-Bone Burnett come ideale fratello di latte, violini e dobro e contrabbasso a dettare il suono. Divertente. Di quello che mi faceva schizzare dalla sedia a NY nel 79 o aggrapparmi ai pali dei Teatri Tenda c'è solo la voce e l'energia, non più la forma o le intenzioni. Giusto così, per carità, il tempo passa per tutti, e mica si può rifare all'infinito il se stesso ragazzo. "Everyday I Write The Book"... il libro si aggiorna sempre, giorno dopo giorno, certo. È per questo che la mia generazione, mentre continua a studiare e a ripassare, si tiene stretta stretta i suoi ricordi, il formato originale.

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Ondarock, July 21, 2010


Carlo Massarini reviews Elvis Costello and The Sugarcanes on Sunday, July 18, 2010 at Hadrian's Villa, Tivoli, Italy.

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