Repubblica, October 8, 2004

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Elvis Costello: Io come Berlioz


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  Giuseppe Videtti

Con il nome che si è scelto avrebbe dovuto cantare rock' n' roll a vita. Invece Declan McManus, 50 anni, in arte Elvis Costello, marito della cantante canadese Diana Krall, è oggi un riverito artista della Deutsche Grammophon, prestigiosa etichetta di musica colta. Il cd Il sogno, musica per balletto eseguita dalla London Symphony Orchestra diretta da Michael Tilson Thomas (che in Italia esce il 15 ottobre), è questa settimana in vetta alla classifica americana di musica classica, ed è già nei negozi The delivery man, progetto rock non meno ambizioso, ma certamente più in linea con il suo felice e tradizionale metodo di scrivere canzoni, che lo hanno accostato a nomi eccellenti del pop, come Paul McCartney e Burt Bacharach, con i quali ha collaborato. Ma oggi più che di rock, di questo disco che spazia dall' intensità espressiva di Tom Waits a una inquietante leggerezza country, Costello preferisce parlare de Il sogno, «un progetto che ha visto la luce in Italia nel 2000, quando la compagnia Arteballetto di Reggio Emilia e il coreografo Mauro Bigonzetti mi chiesero di scrivere una musica per il loro adattamento del Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, che solo quest' anno è stata presentato al Lincoln Center di New York e ha visto la luce su disco». Ora sono Debussy, Gershwin e Bernstein i suoi nuovi punti di riferimento. Come mai ha accettato un impegno così diverso dalla sua abituale routine di musicista? «Il sogno mi ha aperto gli occhi su una realtà completamente diversa, su teatri nei quali come rocker non avrei mai avuto accesso. Le prime opportunità le ho avute grazie alla collaborazione con il Brodsky Quartet (The Juliet letters) e poi con l' invito a Reggio Emilia per la messa in scena del balletto Il sogno. Non sapevo niente di danza contemporanea, ma ero intrigato dal fatto che qualcuno mi considerasse idoneo a farlo». Quando è nato il suo interesse per la musica classica? «All' inizio degli anni Ottanta fui letteralmente rapito dai francesi, Debussy, Satie e Ravel, e cominciai a leggere volumi e volumi sulla storia della musica. Scoprii, attraverso le sue memorie, che Berlioz non sapeva suonare il piano. Proprio come me. La cosa mi diede un' enorme fiducia nelle mie capacità di compositore». Prima i suoi idoli all' epoca erano solo artisti rock? «Sono sempre stato un fan, ma non ho mai avuto idoli. Un fan dei Beatles e dei grandi cantanti degli anni Cinquanta che ascoltava mio padre, come Ella Fitzgerald, Frank Sinatra, Peggy Lee e Mel Tormé. All' epoca le radio non erano settoriali come oggi, si ascoltava di tutto, una sorpresa dopo l' altra. Era un modo di ascoltare musica che arricchiva enormemente». Lei è sposato con una cantante di jazz. Non sono troppi due artisti in una sola famiglia? «Al contrario, collaborare al disco di Diana (The girl in the other room) è stata l' esperienza più gratificante della mia vita. è stato bellissimo mettere in musica alcuni testi che lei aveva scritto. Con lei ho scoperto l' amore. è quello che ho cercato di raccontare in North». Non partecipa quasi mai ai grandi concerti per beneficenza e raramente si è espresso sui recenti avvenimenti politici che stanno scuotendo il mondo. è una scelta precisa? «I politici, ovvero i responsabili dell' orrenda situazione in cui ci troviamo, cercano di semplificare il loro messaggio, facendoci credere che dobbiamo uccidere altrimenti ci uccidono, senza nessuna conoscenza né comprensione né rispetto per le altre culture. Sviliscono la natura umana, abdicano di fronte alle loro responsabilità. Io non posso fare altro che registrare nelle mie canzoni la confusione dell' uomo di fronte alla storia».


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la Repubblica, October 8, 2004


Giuseppe Videtti reviews Il Sogno.


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