Qualsiasi cosa abbia fatto Costello in qualsivoglia genere nel corso della più che trentennale carriera, dal jazz al country alla musica orchestrale e via elencando, non è risultata meno connotata delle altre. In altre parole, con la sua forte impronta d’autore. In questo ultimo caso, il musicista inglese pensa bene di ripercorrere le sue tracce, sul versante country folk e roots USA proseguendo il cammino già attraversato nel 1986 con il cospicuo King Of America.
Anche qui T Bone Burnett al fianco in produzione, e in acustica, per svolgere, in modo ancora più ruspante del precedente, la “sua” storia della musica in questo versante. Eccolo allora armato di banjo e fiddle, nelle disadorne ballad che percorrono alla sua maniera, country, folk e Americana, emotivamente partecipate e sofferte, ad offrire un lato di sé che non vedevamo da un bel po’, se non quasi ormai nelle prove dei suoi epigoni, Micah P. Hinson in primis. Quando fa sua la materia allontanandosi dalla scolasticità che ogni genere ha in sé, allora emerge l’autore di razza, presente in questo album dolente e scheletrico. Anche se King Of America è irraggiungibile.
Essenziale.
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