Non sai più come chiamarlo, il signor Declan MacManus. Sta mettendo in fila, album dopo album, i nomi che gli torneranno utili per la prossima ruota della fortuna, e fa fatica persino lui a dirti con quale vorrà essere ricordato quando le luci del circo si saranno spente. Oggi è the beloved entertainer, un parente stretto di Napoleon Dynamite e del coward brother. Un impostore che si diverte ancora a fare le boccacce ai giornalisti e che continua a giocare con le sue canzoni come fossero pezzi di un mosaico da ricomporre ogni volta in maniera diversa. Consegnato il pop agli anni Settanta, smaltite le sbornie soul e country & western, Elvis Costello prova adesso a mettere d'accordo, con Spike, New Orleans e Dublino, il basso e la chitarra Rickenbacker di Paul McCartney e Roger McGuinn, il folk e la classica.
A chiarire le idee, ci pensa lui, fra un ricordo di infanzia e un delicato addio a Roy Orbison, smesse per l'occasione la maschera e le battute da clown. Testimoni una terrazza prestigiosa che fa apparire Roma notevolmente più bella del cantiere che è diventata, una Cait O'Riordan che sonnecchia dietro le pagine di un libro più grande di lei e una copia autografata di "Watching The Detectives" da mostrare un giorno ai nipoti quando di questo strambo personaggio si dirà che è stato uno fra i più geniali compositori del secolo precedente.
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