Musicista era anche il nonno: "Suonava la tromba". Musicista il padre, un affermato bandleader: "All'inizio era il classico cantante in smoking ma nei tardi anni Sessanta me lo ritrovai che all'improvviso vestiva come Austin Powers". Elvis Costello ha ripreso il discorso di famiglia in piena epoca punk: My aim is true, il suo album di debutto, uscì nel '77, l'anno dei Sex Pistols, ma Costello interpretava la rivoluzione punk a modo suo, colto abbastanza per muoversi nella storia del rock e soprattutto con una rara consapevolezza nei testi. Eclettismo e capacità letteraria che l'hanno poi fatto apprezzare anche da tanti colleghi, a cominciare da Paul McCartney che con lui ha scritto due album e che l'ha paragonato a Lennon. Una ricchezza espressiva che Costello mette in luce anche in questo suo nuovo, venticinquesimo album Look now, che esce il 12 ottobre e in cui compaiono anche le firme di Burt Bacharach e Carole King. Incontriamo Costello a due mesi dallo stop forzato del tour europeo per motivi di salute.
Come sta?
«Fortunatamente ora sono a posto. È successo che durante la registrazione di questo album ho scoperto che dovevo operarmi per rimuovere un tumore prima che degenerasse in una situazione più seria. Sono stato davvero molto fortunato a prenderlo per tempo. In quel momento non ho detto nulla perché non c'era motivo, il fatto è che poi sono tornato al lavoro troppo presto, non calcolando bene l'energia di cui avrei avuto bisogno. Arrivato a metà del tour i nodi sono venuti al pettine».
Il nome Elvis Io scelse per lei il suo primo manager.
«Si era convinto che trattandosi del nome di un morto celebre il pubblico avrebbe ascoltato con un'attenzione diversa».
C'è ancora chi sostiene che Costello, il cognome di sua madre, abbia origini italiane.
«Niente affatto, non c'è nessun italiano nella mia famiglia, anche se ovunque io vada pensano che io sia italiano. Dell'Italia però mi piace tutto, a cominciare dalla musica: adoro Mina che ho campionato nel pezzo When I was cruel No. 2, ho scritto e lavorato con Zucchero, sono stato in tour con Carmen Consoli, ho anche cantato una canzone in italiano, Dio come ti amo di Modugno, con la cantante spagnola Vega per un album di canzoni del Festival di Sanremo: riascoltarmi mi fa molto ridere».
In "Look now" tira aria di musical, è d'accordo?
«Anche se non si può parlare di musical perché l'album non racoanta unastoha soltanto, è ceritamestevere che ci sono affiazidal sapore teatrale, mi riferisco alle due scritte con Burt Bacharach. Una decina di anni fa ci fecero la proposta di lavorare ad un musical tratto dall'album Painted from Memory che avevamo registrato insieme dieci armi prima. E così cominciammo a scrivere anche del nuovo materiale. Di solito i musical che utilizzano canzoni già famose raccontano la vita di chi le ha scritte, succede ad esempio nel musical sui Queen, o in Mamma mia! degli Abba. Nel nostro caso volevamo restare nel modo tradizionale di lavorare ad un musical, scrivemmo una storia e cercammo di collegare a quella storia le canzoni scritte per l'album ma non funzionò, la storia continuava a prendere direzioni diverse. Scrivemmo anche dieci nuove canzoni ma il problema fondamentale fu che erano malinconiche e lente, senza nessuna possibilità di sostenere un balletto o un gran finale. Risultato: nessuno se la sentì di allestire lo spettacolo. Restavano però quelle canzoni e così due anni fa ho chiesto a Burt di poterle registrare».
Tutto l'album è molto diverso rispetto ai precedenti.
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