Indie For Bunnies, November 23, 2020

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ELVIS COSTELLO

Hey Clockface   [Concord - 2020]

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   Fabrizio Siliquini

Genere: Pop rock, songwriting

Elvis Costello arriva al suo trentunesimo album, una carriera lunghissima e tantissime straordinarie canzoni: a sessantasei anni, li ha compiuti i 25 agosto, si potrebbe perdonare facilmente un calo di creatività, una sensazione di ripetitività, di già sentito. In fondo ci sono artisti che già al secondo o terzo album cominciano ad arrancare, scopiazzare, e, nonostante tutto, a volte vengono addirittura osannati da “orecchie maleducate”, quindi potremmo facilmente perdonare a Elvis Costello un album poco ispirato e non all’altezza del suo passato.

Invece ecco che esce l’album e Elvis sfodera una sequenza di pezzi fantastici, mantiene alto il livello registrando in giro per il mondo, Helsinki, Parigi e New York, alternando l’energia rock all’ eleganza del jazz, in brani che dimostrano come creatività e mestiere riescano a tracciare nuovi sorprendenti percorsi.

Per uno come me, che ha macinato anno dopo anno le sue canzoni e ne ha amate parecchie, avere ancora il piacere dell’ascolto è una fantastica sensazione, e, in fondo, anche una grande sorpresa.

I brani riflettono i posti dove sono stati registrati, così “No Flag”, “Hetty O’Hara Confidential” e “We Are All Cowards Now”, che ha registrato a Helsinki, hanno un suono orientato verso un rock, pur mantenendo il suo stile tipico e presentano un sound diverso dal solito, con testi sempre interessanti e nuovi. Elvis Costello infatti si muove con la solita maestria, in particolare in “No Flag”, scritta prima dell’avvento della pandemia ma che sembra buttata giù ieri, ha la capacità di tracciare in maniera mirabile una condizione di turbamento personale che si alimenta con la situazione politica e sociale.

La disillusione e lo sfogo, in fondo amaro, della canzone ci fa partecipi della sua capacità di descrivere, in un testo, le sensazioni e i pensieri senza per questo essere banalmente diretto, cosa che poi fa nelle sue dichiarazioni in cui non è mai banale, “…Donald Trump è solo un ragazzo volgare, sapevamo cosa fosse prima. Non è un grande mistero. La gente dice ‘perché dovresti votare per Silvio Berlusconi, un ragazzo con i capelli di plastica e un gusto terribile? Perché alcune persone vorrebbero essere così… ” ha dichiarato recentemente in una bella intervista per l’Indipendent.

La sessione di Parigi invece ci immerge nelle contaminazioni jazz e ci regala altri notevoli pezzi.

Agli Studios Saint Germain con un nuovo ensemble Le Quintette Saint Germain, e sotto la supervisione dal suo amico Steve Nieve, nascono due dei brani più importanti “What Is It That I Need That I Don’t Already Have?”, con il vibrato e la melodia che si combina con i fiati in un walzer accennato regalando un pezzo veramente bello, e “They’re Not Laughing at Me Now”, con la chitarra, la voce emozionante di Costello e la sessione di fiati che si combinano in un brano da top ten.

Le registrazioni parigine sono fantastiche, anche “I Do (Zula’s Song)” e “Byline”, scritte al pianoforte e con i fiati che ricamano il brano, convincono pienamente e sono il miglior Costello che ci potevamo aspettare.

La grande ispirazione che pervade questo album si moltiplica in una progressione geometrica inarrestabile, anche quando si avventura nello swing come avviene in “Hey Clockface/How Can You Face Me? “, o traccia dolci melodie al pianoforte come in “The Whirlwind” con la sua voce che si trasforma e vibra.

Come Elvis Costello riesca a realizzare album ancora così belli è un mistero, un fantastico mistero: i brani sono arrangiati in maniera perfetta e l’ispirazione è al massimo, e così, ascolto dopo ascolto, il miglior Costello che potessi aspettarmi si palesa in tutta la sua grandezza.

Prego signori entrate pure e prendete posto tra i banchi, oggi il professor Costello ci regala l’ennesima lezione di musica, ci rende ancora parte della sua grazia, ci emoziona ancora una volta, grazie maestro.


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Indie For Bunnies, November 23, 2020


Fabrizio Siliquini reviews Hey Clockface.


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Photo credit: Lens O'Toole

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