Di tutta la "new wave", il personaggio più emergente, e con prepotenza, è senz'altro lui. Stiamo parlando di Elvis Costello, un personaggio ancora tutto da scoprire: eppure, per quello che se ne sa, già molto, ma molto interessante.
Dal niente, questo inglese magrolino e occhialuto, fisicamente una via di mezzo tra Buddy Holly e Woody Allen, in poco più di un anno ha fatto impazzire la critica internazionale, e in questi giorni specialmente negli Stati Uniti fanno pazzie per lui. Due grandi case discografiche multinazionali, la CBS e la WEA, hanno fatto di tutto per rilevare la distribuzione dei suoi dischi, rispettivamente negli Stati Uniti e In Europa. E recentemente, Linda Ronstadt ha incluso una sua canzone ("Alison") nel suo ultimo album Living In The USA: e questo contribuirà, certo in maniera determinante ad accrescere la sua popolarità presso il grande pubblico americano.
I suoi due album, My Aim Is True e This Year's Model, contengono canzoni pop nel senso migliore del termine: un pop-rock molto raffinato e personalissimo, ma anche superbamente ricco dei punti di riferimento più disparati: da Buddy Holly ai Rolling Stones a Bob Dylan... Alcuni giornali lo hanno definito "il nuovo Elton John degli anni Ottanta", e forse non sono molto lontani dal vero. Una delle caratteristiche principali delle canzoni di Costello è Infatti quella di essere tutte dei 45 giri potenziali, di avere tutte quella capacità di "presa", quel magnetismo particolare che fa di un brano pop un "hit".
Contrariamente a quanto II suo aspetto potrebbe far pensare, Elvis Costello è tutt'altro che un tipo pacifico. Ha già picchiato a sangue, personalmente, vari fotografi che tentavano di riprenderlo senza autorizzazione. E parecchi testi delle sue canzoni sono molto violenti (vedi ad esempio il testo di "Radio, Radio", che dice: "Voglio mordere la mano che mi nutre / voglio morderla così forte / che si pentiranno di avermi conosciuto / La radio è nelle mani di una banda di idioti / i quali cercano di anestetizzare i vostri sentimenti..."). Inoltre, sembra che sia anche un tipo vendicativo: negli ambienti discografici a lui vicini si mormora che, da quando ha iniziato la sua carriera, Élvis Costello tenga con sé un piccolo quaderno, sul quale ogni sera scrive i nomi delle persone da distruggere quando la sua posizione potrà permetterglielo!
Piccola biografia
Notizie esatte sul suo conto — forse per una attenta regia che mira a conservargli attorno un alone di mistero — se ne hanno poche. Si sa che ha ventitré anni, che il suo vero nome è Duncan Costello, che è nato e cresciuto a Whltton, che è sposato e ha un bambino. Prima di cominciare a suonare, faceva l'impiegato, ed era addetto alla manutenzione dei cervelli elettronici appartenenti alla nota casa di prodotti cosmetici "Elizabeth Arden".
Contemporaneamente al lavoro, Costello si esibiva la sera nei localetti e nelle feste con un suo gruppo di bluegrass, i Flip City. Come sempre accade, parecchie etichette discografiche — che oggi devono mangiarsi le mani — respinsero i suoi approcci, finché un giorno Jake Riviera (proprietario della piccola ma agguerrita etichetta inglese Stiff, la stessa di len Dury) si impressionò all'ascolto di alcuni nastri, e fece firmare a Elvis un contratto.
Il primo disco a 45 giri, "Less Than Zero", fu proibito dalle stazioni radiofoniche inglesi, perché prendeva posizione con un linguaggio violentissimo contro il partito neo-nazista inglese. Il resto, e il successo dei suoi due formidabili album My Aim Is True e This Year's Model, è storia di oggi.
Piccola intervista
Intervistare Elvis Costello, così come fotografarlo, è impresa ardua. Le sue dichiarazioni, distillate con cura, sono rare. Eccone alcune che abbiamo raccolto per voi.
Quali sono le tue fonti di ispirazione?
Ogni giornalista ha pronta la sua piccola ipotesi critica sulle mie fonti musicali. Dicono Buddy Holly, Bob Dylan, Elton John, e naturalmente i Beatles, gli Stones e compagnia. Ieri uno mi ha detto che ho qualcosa di Bo Diddley. Ma chi è questo Bo Diddley? Non ho mai ascoltato niente di lui, e non comincerò certo adesso!
E nell'ambito del pop attuale?
Ho una ammirazione senza limiti per i Sex Pistols, voglio dire i vecchi Sex Pistols, quando con loro c'era ancora Johnny Rotten: la loro depravazione era così deliziosamente autentica! E poi adoro i Clash: la mia canzone "Watching the Detectives" l'ho scritta subito dopo aver ascoltato il loro primo album; e nel lato B del mio ultimo singolo, "Big Tears", è proprio Mick Jones dei Clash quello che suona la chitarra...
Il "sound" del tuo primo album suona meno originale, più "rozzo" di quello di This Year's Model. E' una questione di maggior larghezza di mezzi?
Certo, per This Year's Model ho potuto giovarmi di mezzi maggiori: è un lato particolarmente piacevole del successo. Ma soprattutto, nel primo album non avevo un gruppo mio, non c'era un reale affiatamento, si trattava di musicisti convocati apposta per darmi una mano nell'incisione. In This Year's Model, invece, c'è il mio gruppo, gli Attractions, e i risultati si vedono!
Cosa ti aspetti dal successo?
Dal successo mi aspetto di diventare ricco, rispettato e famoso: e credo che tutti quelli che aspirano al successo, anche se non lo dicono, vogliono da esso esattamente le stesse cose.
Adesso negli Stati Uniti ti vogliono tutti...
Lo credo bene: gli americani non sono stati mai capaci di produrre un solo gruppo rock che abbia veramente un valore. Ecco perché, adesso, hanno così bisogno di me!
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