Corriere della Sera, May 26, 2016

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Elvis Costello al Geox percorre le sue avventure musicali


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Una scaletta molto ampia; la storia di uno dei più grandi cantautori di sempre

Padua — Una televisione anni Sessanta grande come un metà palco è la scenografia davanti alla quale sono sistemati oggetti, tra i più vari, che raccontano la vita, le passioni e la carriera del 61enne Declan Patrick MacManus, conosciuto da tutti con il nome di Elvis Costello. Al Gran Teatro Geox di Padova, mercoledì, è passata una tappa del “Detour” di Costello, una tournée in cui ha voluto essere sul palco solo con i suoi ricordi e la musica. Proprio per questo il palcoscenico è disseminato di chitarre, elettriche e acustiche, un pianoforte, una sedia retrò, una scultura femminile, tre microfoni, megafoni e le sciarpe del Liverpool FC, sua passione calcistica di antica data. Il «Detour» non è un concerto classico, ma è fondato sull’improvvisazione, la libertà di fare, cantare e raccontare quello che si vuole. Forse è per questo che la risposta del pubblico non è stata così imponente: settori in platea tolti, la tribuna eliminata. Ma chi non c’era si è perso un concerto unico che ha rivelato (se ce ne fosse davvero bisogno) e, in un qualche modo, perfino spiegato uno dei più importanti cantautori di sempre. Prime del live il televisore-scenografia trasmette la musica di Costello, i suoi video, le sue avventure musicali.

Poi entra lui, lo stile inconfondibile, in total black, ed inizia la musica. La scaletta, ampia, regala sorprese a non finire. «Green shirt», «Mistery dance» aprono alla versione demo, in acustico, di «Watch your step». I ricordi fluiscono liberi con una verve narrativa da attore consumato. Il pensiero va quando negli States lo trattavano come un re, con enormi stanze d’albergo e tutto quello che poteva desiderare. «Mi ero messo in testa una missione liberare il mondo dal l’alcol.... bevendolo tutto!», scherza con perfetti tempi comici prima di suonare “Red shoes”. Tra i momenti più toccanti il ricordo, con «Ascension day», di Allen Toussaint, genio del R&B scomparso lo scorso anno, con cui Costello ha inciso «The river in reverse» nel 2006. Segue il momento più strettamente cantautorale con le ballad blues «Stella Hurt» e «Church underground». Ancora una vivace versione latina di «Clubland» e poi Costello passa al pianoforte per il classico «Shipbuilding», canzone di protesta contro la guerra delle Falklands, e per l’inedito «Face in the crowd» che farà parte di un musical (qui non mancano le frecciatine a Donald Trump). Cambio di scena.

«Questo è il momento di introdurre la special guest... Sono io!» scherza il cantautore inglese, cambiando «location» e sedendosi su di una seggiola retrò, indossando l’iconico classico cappello a tesa larga. Lo standard «Walkin’ my baby back home», canzone degli anni Trenta, porta a «Ghost train», al successo «She», colonna sonora di «Notting Hill», e a «Tv is the thing this year», portata al successo da Dinah Washington del 1953. Per i bis Costello suona solo successi. L’enorme schermo proietta «If I had a hammer» del papà di Costello, il cantante Ross McManus, per dare tempo al cantautore di cambiarsi. Poi, chewing-gum in bocca, cappotto anni Settanta e occhiali colorati lancia il capolavoro «I want you»; cambia ancora stage (finendo dentro il televisione) per i ricordi punk di «Pump it up» e l’altro gioiello «Alison». C’è tempo per lo standard «Side by side» al piano, e ancora, a pochi centimetri dal pubblico, una versione acustica, completamente riarrangiata, di «Everyday I write the book». Il concerto sembra non finire mai. «Jimmy standing in the rain» apre ad una magistrale «Watching the detectives» con le locandine dei polizieschi che scorrono alle spalle. Prima di lasciare il palco Costello regala anche una «Tripwire» mashuppata al classico «(What’s so funny ‘bout) Peace, love, and understanding».

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Corriere della Sera, May 26, 2016


Corriere della Sera reviews Elvis Costello, solo, Wednesday, May 25, 2016, Gran Teatro Geox, Padua, Italy.


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