Mescalina, March 24, 2004: Difference between revisions

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Dell’ultimo Elvis Costello si è già detto: della sua relazione con Diana Krall, dei suoi rapporti con la musica classica. Eppure non è a queste attrazioni (fatali) che bisogna guardare per capire il suo nuovo cd, uscito per la Deutsche Grammophon.
Dell’ultimo Elvis Costello si è già detto: della sua relazione con Diana Krall, dei suoi rapporti con la musica classica. Eppure non è a queste attrazioni (fatali) che bisogna guardare per capire il suo nuovo cd, uscito per la Deutsche Grammophon.


Perché ''North''non è “solo” un disco di musica classica. Anche se ricorda vagamente ''The Juliet letters''. Anche se la strumentazione è in prevalenza classica.
Perché ''North'' non è "solo" un disco di musica classica. Anche se ricorda vagamente ''The Juliet letters''. Anche se la strumentazione è in prevalenza classica.


E non è nemmeno “solo” un disco di (tristi) ballate pop.
E non è nemmeno "solo" un disco di (tristi) ballate pop.


Costello ha scelto un’atmosfera aulica, da camera, che sfuma ulteriormente le ultime evoluzioni della sua musica (''Painted from memory'', ''For the stars''e ''When I was cruel''). Continuando ad obbedire a quella sete di creatività che lo obbliga ad abbeverarsi a più fonti, quasi fosse alla ricerca di una bevanda che conferisca la purezza eterna.
Costello ha scelto un’atmosfera aulica, da camera, che sfuma ulteriormente le ultime evoluzioni della sua musica (''Painted From Memory'', ''For The Stars'' e ''When I Was Cruel''). Continuando ad obbedire a quella sete di creatività che lo obbliga ad abbeverarsi a più fonti, quasi fosse alla ricerca di una bevanda che conferisca la purezza eterna.


Non è il desiderio del musicista pop-rock che vuole vedere riconosciuta la propria nobiltà. Piuttosto è nutrimento, è alternanza necessaria e proteica. Confondere questo passaggio significa non comprendere il cammino di Costello, rimanendo vittime delle ipotetiche barriere tra un genere e l’altro.
Non è il desiderio del musicista pop-rock che vuole vedere riconosciuta la propria nobiltà. Piuttosto è nutrimento, è alternanza necessaria e proteica. Confondere questo passaggio significa non comprendere il cammino di Costello, rimanendo vittime delle ipotetiche barriere tra un genere e l’altro.


Nonostante questo, ''North''è purtroppo un disco monotono, per la scelta stessa dell’artista che ha deciso di muovere poco i suoi pezzi, ancora meno di quanto facesse in ''The Juliet letters''. Questa sì è la novità dell’ultimo Costello: una mancanza d’ironia quasi assoluta.
Nonostante questo, ''North'' è purtroppo un disco monotono, per la scelta stessa dell’artista che ha deciso di muovere poco i suoi pezzi, ancora meno di quanto facesse in ''The Juliet letters''. Questa sì è la novità dell’ultimo Costello: una mancanza d’ironia quasi assoluta.


A mancare è anche la title-track, che è rinviata al download dal sito ufficiale attraverso una password riservata ai possessori del cd: una piccola trovata per aumentare la curiosità attorno al disco o forse l’unico sberleffo che Elvis si è concesso per questo album.
A mancare è anche la title-track, che è rinviata al download dal sito ufficiale attraverso una password riservata ai possessori del cd: una piccola trovata per aumentare la curiosità attorno al disco o forse l’unico sberleffo che Elvis si è concesso per questo album.


Per il resto ''North''è un disco di grandi ballate a cui mancano grandi spunti. Costello dimostra tutte le sue capacità interpretative: innalza la voce come una sottile domanda, la lascia cadere tra gli spazi del pianoforte e tra qualche melodia appena accennata, spezzata. Ci sono anche grandi arrangiamenti (Brodsky Quartet, Jazz Passengers, Mingus Big Band, Steve Nieve, Lee Konitz), ma, una volta esauriti, i pezzi rimangono a terra come foglie secche, prive di vita.
Per il resto ''North'' è un disco di grandi ballate a cui mancano grandi spunti. Costello dimostra tutte le sue capacità interpretative: innalza la voce come una sottile domanda, la lascia cadere tra gli spazi del pianoforte e tra qualche melodia appena accennata, spezzata. Ci sono anche grandi arrangiamenti (Brodsky Quartet, Jazz Passengers, Mingus Big Band, Steve Nieve, Lee Konitz), ma, una volta esauriti, i pezzi rimangono a terra come foglie secche, prive di vita.


Gli archi sono l’elemento aggiunto, che rende l’insieme troppo sublime: forse Costello si è illuso di aver trovato la sorgente di tutte le fonti e vi ha lasciato scorrere le sue canzoni. Ed è un peccato, perché chissà cosa avrebbero potuto essere “When it sings” e “Still”, se solo si fosse osato come nella bonus-track con i fiati, un tres e la chitarra di Marc Ribot.
Gli archi sono l’elemento aggiunto, che rende l’insieme troppo sublime: forse Costello si è illuso di aver trovato la sorgente di tutte le fonti e vi ha lasciato scorrere le sue canzoni. Ed è un peccato, perché chissà cosa avrebbero potuto essere "When it sings" e "Still," se solo si fosse osato come nella bonus-track con i fiati, un tres e la chitarra di Marc Ribot.


Quest’ultima è la prova che Costello va considerato un musicista aperto, da cui bisogna sempre aspettarsi di tutto: un giorno ci mostrerà chiaramente che non c’è differenza tra pop e musica classica. E allora potremo vedere la musica come fa lui, da dietro i suoi bizzarri occhialoni.
Quest’ultima è la prova che Costello va considerato un musicista aperto, da cui bisogna sempre aspettarsi di tutto: un giorno ci mostrerà chiaramente che non c’è differenza tra pop e musica classica. E allora potremo vedere la musica come fa lui, da dietro i suoi bizzarri occhialoni.
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'''Mescalina, March 24, 2004  
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[[Christian Verzeletti]] reviews ''North''.
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North

Elvis Costello

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   Christian Verzeletti

Dell’ultimo Elvis Costello si è già detto: della sua relazione con Diana Krall, dei suoi rapporti con la musica classica. Eppure non è a queste attrazioni (fatali) che bisogna guardare per capire il suo nuovo cd, uscito per la Deutsche Grammophon.

Perché North non è "solo" un disco di musica classica. Anche se ricorda vagamente The Juliet letters. Anche se la strumentazione è in prevalenza classica.

E non è nemmeno "solo" un disco di (tristi) ballate pop.

Costello ha scelto un’atmosfera aulica, da camera, che sfuma ulteriormente le ultime evoluzioni della sua musica (Painted From Memory, For The Stars e When I Was Cruel). Continuando ad obbedire a quella sete di creatività che lo obbliga ad abbeverarsi a più fonti, quasi fosse alla ricerca di una bevanda che conferisca la purezza eterna.

Non è il desiderio del musicista pop-rock che vuole vedere riconosciuta la propria nobiltà. Piuttosto è nutrimento, è alternanza necessaria e proteica. Confondere questo passaggio significa non comprendere il cammino di Costello, rimanendo vittime delle ipotetiche barriere tra un genere e l’altro.

Nonostante questo, North è purtroppo un disco monotono, per la scelta stessa dell’artista che ha deciso di muovere poco i suoi pezzi, ancora meno di quanto facesse in The Juliet letters. Questa sì è la novità dell’ultimo Costello: una mancanza d’ironia quasi assoluta.

A mancare è anche la title-track, che è rinviata al download dal sito ufficiale attraverso una password riservata ai possessori del cd: una piccola trovata per aumentare la curiosità attorno al disco o forse l’unico sberleffo che Elvis si è concesso per questo album.

Per il resto North è un disco di grandi ballate a cui mancano grandi spunti. Costello dimostra tutte le sue capacità interpretative: innalza la voce come una sottile domanda, la lascia cadere tra gli spazi del pianoforte e tra qualche melodia appena accennata, spezzata. Ci sono anche grandi arrangiamenti (Brodsky Quartet, Jazz Passengers, Mingus Big Band, Steve Nieve, Lee Konitz), ma, una volta esauriti, i pezzi rimangono a terra come foglie secche, prive di vita.

Gli archi sono l’elemento aggiunto, che rende l’insieme troppo sublime: forse Costello si è illuso di aver trovato la sorgente di tutte le fonti e vi ha lasciato scorrere le sue canzoni. Ed è un peccato, perché chissà cosa avrebbero potuto essere "When it sings" e "Still," se solo si fosse osato come nella bonus-track con i fiati, un tres e la chitarra di Marc Ribot.

Quest’ultima è la prova che Costello va considerato un musicista aperto, da cui bisogna sempre aspettarsi di tutto: un giorno ci mostrerà chiaramente che non c’è differenza tra pop e musica classica. E allora potremo vedere la musica come fa lui, da dietro i suoi bizzarri occhialoni.


Tags: NorthDeutsche GrammophonDiana KrallThe Juliet LettersPainted From MemoryFor The StarsWhen I Was CruelThe Brodsky QuartetThe Jazz PassengersMingus Big BandSteve NieveLee KonitzWhen It SingsStillMarc Ribot

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Mescalina, March 24, 2004


Christian Verzeletti reviews North.

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