La strana coppia ha fatto centro, celebrando un matrimonio perfetto. Costello e i Roots: il primo un gentlemen che ha fatto la storia del
rock inglese da fine Settanta ad oggi, i secondi la migliore live band hip hop in circolazione negli Stati Uniti. È senza dubbio la passione comune per il jazz ad unirli. Passione che in questo bellissimo disco Wise up ghost ha preso la forma pastosa e notturna di certe ballad di Elvis Costello e quella lasciva e sensuale (funk, in una parola) dei Roots, nonché la loro favolosa e imprevedibile fantasia ritmica, vera protagonista del disco.
Parrebbero agli antipodi dell’universo pop di oggi, ma sono troppo bravi per non aver creato qualcosa di unico. In effetti Costello mastica rhythm and blues, musica classica e soul da una vita, oltre ad aver uno spiccata attitudine per immergersi fino al collo negli universi sonori altrui: vedi le collaborazioni con Burt Bacharach, il Brodsky Quartet, Alan Toussaint e Anne Sofie Von Otterdel. Per non parlare dei Roots: da diversi anni sono la house band del celebre show televisivo sulla Nbc di Jimmy Fallon (Fallon ha preso il posto di Conan O'Brien nel 2009) e chiunque li vuole nei propri dischi. E’ stato proprio lo show televisivo a far nascere l’idea della collaborazione: Costello andò ospite nel 2009 e i Roots per l’occasione misero su due versioni totalmente deviate di due suoi brani, High Fidelity e I Don’t Want to Go to Chelsea, che il nostro amò alla follia. Poi si ritrovarono per una settimana di tributi a Springsteen lo scorso anno, dove decisero di lavorare su un disco assieme (pare che l’input sia giunto dai Roots). Ed ecco oggi Wise Up Ghost, che già dal primo singolo prometteva bene, Walk Us Uptown è un pezzo costruito su una batteria favolosamente dinamica (il tocco unico di ?uestlove, il batterista più estroso e afro del pianeta, fosse solo per la pettinatura) e una melodia che occhieggia ai Sixties e alle colonne sonore delle spy story. Non aspettatevi un Elvis Costello che rappa, ma allo stesso tempo non crediate che l’occasione sia persa. Perché il disco riesce comunque ad essere profondamente hip hop in più di un’occasione. La ritmatissima Refused To Be Saved è il pezzo più hip pop dell’album: solletica con un funkettone iniziale, sorprende con la sezione fiati (che cadenza tutto l’album) e con un Costello dalla voce incattivita, un po’ parlata, che sfuma in un finale orchestrale. E non è l’unico momento hip hop.
C’è anche Wake Me Up, morbida, con un incedere lento e sinuoso e con un sax baritono che ricorda alcune cose dei Soul Coughing. E mentre Sugar Don’t Work disegna una perfetta e misteriosa atmosfera blaxploitation (la musica dei polizieschi neri anni Settanta), Cinco Minutos Con Vos flirta col blues stile Los Lobos. Costello, per suo conto, gioca a fare il cantautore confidenziale, vestito che gli calza a pennello su ballad come If I Could Believe, oppure il maledetto (Stick Out Your Tongue), lasciando il suo stile brillare su un sorprendente album meticcio.
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