L'Unità, February 8, 2005

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Autocelebrazione di Costello


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   Francesco Màndica

All’Auditorium di Roma l’eclettico musicista di Liverpool con la sua band, ma non morde

Elvis Costello è da almeno da venticinque anni un anarchico. Fa parte di quella categoria di artisti a schema libero, che riescono a non ingolfarsi in un solo genere musicale, ma che amano sperimentare, sfidare le proprie qualità in climi culturali differenti. Un eterno indagatore di risonanze musicali e sociali, un cospiratore di stili. Costello piace al pubblico dell' Auditorium di Roma, accorso per vederlo in concerto con i suoi Imposters, per la sua comunicativa sincera, per i suoi gesti un po' goffi da rockstar ingrassata, per la sua musica che ora si è poggiata sul rock, quello del sud degli Stati Uniti, come lui stesso tiene a precisare. È una musica che però sembra riportare tutto indietro, che blocca Costello in un ruolo unico. Ruolo che gli calza a pennello: brillano i suoi stivaloni a punta, luccicano i proverbiali occhiali, sfila un numero interminabile di chitarre portate da uno zelante assistente. Per ogni brano che finisce c'è una alzata di chitarra al cielo, un rito ironico per ricordare il buon vecchio rock and roll, da cui Elvis (al secolo Declan MacManus da Liverpool) ha mutuato nome e codice genetico. È un rock aggressivo quello dei brani di The delivery man, l'album promosso dal tour, scarnificato e al tempo stesso ingentilito dalla voce di Costello, con il suo proverbiale mugolio, quello che la rende sempre un po' malinconica, nostalgica anche nei brani più solari. Una voce che gli consente di reggere oltre due ore di concerto in cui i brani si susseguono senza pause. Almost Blue e Toledo ci riportano al Costello meditativo, quello più intenso per contenuti e per qualità musicale, quello che duettava con un Chet Baker morente o creava insieme a Burt Bacharach la propria più bella avventura discografica: quel Painted from memory inno all'amore finito, manifesto della disillusione degli anni novanta. Un capolavoro che non aveva nulla di superfluo dove maniera e stile coincidevano perfettamente.

Ma dal vivo, guadagnando in convivialità Costello perde, in questa veste di rocker revisionista, quell'aspetto tipicamente inglese, eccentrico, che lo ha reso imprendibile tra le maglie della musica commerciale. Così asciutte, rassodate e toniche le sue canzoni perdono quella costante nota triste, quel senso di attesa un po' tragica.

Chiede al pubblico di ballare, di alzarsi in piedi, e quando nessuno lo fa è lui a mettersi seduto a cavalcioni sul palco, col microfono sbilenco, continuando nella sua lunga teoria di liriche ciniche e accordi agrodolci. Ma le canzoni più sofisticate perdono smalto con una band così massiccia e non si riesce a cogliere fino in fondo il vero talento, beatlesiano, di un musicista complesso che suona tutti gli strumenti ma non è un virtuoso, che compone suite classiche o che arrangia testi luciferini per quartetto d'archi (come nello splendido The Juliet Letters, con i Brodsky) o che si arma di sola chitarra e affronta il palco del primo maggio di Piazza San Giovanni con clamorosa e tenera spavalderia. Si intuisce dal suo divertirsi sul palco, dal suo far risuonare la voce nel piezo della chitarra-come un megafonodalla tempra e dall'energia, che i suoi cinquant'anni, ora che è sposato con la diva del jazz da pomicio Diana Krall e che ha duettato con soprani, ripartono dall'origine, da quello che è stato l'istinto musicale della sua infanzia con ciuffo e blue jeans.

Il pubblico sembra gradire questa versione hard di Costello, tanti si buttano in prima fila a ballare, lui, di nuovo sul palco stringe mani e cambia chitarre. Quasi un auto celebrazione, per un ritorno. Il ritorno sulle barricate di un punk borghese con la voce struggente.


Tags: Auditorium di RomaThe ImpostersThe Delivery ManAlmost BlueToledoChet BakerBurt BacharachPainted From MemoryThe BeatlesThe Juliet LettersThe Brodsky QuartetPiazza San GiovanniDiana Krall

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L'Unità, February 8, 2005


Francesco Màndica reviews Elvis Costello & The Imposters, Sunday, February 6, 2005, Auditorium di Roma, Rome, Italy.

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