Uno spettacolo davvero assieme, senza headliner e "spalle". Elvis Costello e Carmen Consoli hanno chiuso ieri sera il loro minitour italiano di 3 date: canzoni originali e omaggi a Battiato e Bacharach, cantate da soli e assieme, un po' in inglese e un po' in Italiano.
Un concerto inusuale, nella struttura e nella scaletta: "Una scelta coraggiosa far cantare Carmen in apertura", racconterà Costello a fine concerto, dietro le quinte. "Qua tutti conoscono le sue canzoni, non le mie - non avrei avuto nessun problema ad aprire io la serata". Costello è uno dei più grandi ed eclettici cantautori anglosassoni, 45 anni di onorata carriera in cui ha frequentato quasi ogni genere musicale, ma passa raramente nel nostro paese - l'ultima volta 7 anni fa.
La serata inizia alle 9 con Carmen Consoli, inizialmente in versione totalmente acustica, poi accompagnata da violino (Adriano Murania) e chitarra elettrica/mandolino (Massimo Roccaforte). Un set intenso, diviso tra una prima parte con brani da vari momenti della carriera (da "Volevo fare la rockstar" ad "Amore di plastica" e "Parole di burro" ) ad una seconda di canzoni più legate alla sua terra, con un omaggio a Rosa Balistreri.
Verso le 10 arriva Costello: si divide tra chitarra acustica ed elettrica. In alcuni momenti usa dei campionamenti, in altri canta soltanto, accompagnato dal pianista Steve Nieve, suo storico collaboratore. Non è un concerto acustico come quello della Consoli, ma purtroppo va fuori registro: Costello sembra andare spesso per conto suo, la voce un po' lo tradisce. Unisce alcuni dei suoi classici ("Alison", "Watching the detectives", la sua versione di "She" che è la canzone più nota) a brani più recenti e/o canzoni legate all'Italia, come "When I was cruel" (che nella versione originale campionava la voce di Mina da "Un bacio è troppo poco") e "Dio come ti amo", già incisa in Italiano con la cantante spagnola Vega e proposta in medley con "Almost blue".
Come sempre, è autoironico, racconta storie e si diverte. Ma il risultato è rivedibile, soprattutto per chi lo conosce e lo segue da tempo.
Costello è sembrato più a fuoco nel set congiunto, che arriva subito dopo, quando viene raggiunto da Carmen Consoli e dai suoi musicisti. Aperto da "Le cose di sempre" e poi "All this useless beauty", cantate entrambe in duetto con la Consoli, la seconda metà in inglese e in italiano. "Io ed Elvis abbiamo due 'B', io Battiato, lui Bacharach", dice la Consoli: arriva una divertente e sbilenca cover di Battiato su "Centro di gravità permanente" in medley con "Unchained Melody"; l'italiano di Costello è buffo, dietro le quinte racconterà di avere cambiato un po' le parole. Poi c'è un altro omaggio a Bacharach, "Please stay", già ricordato da Costello nel set solista con "I still have that other girl" (qualche mese fa è uscita una raccolta del lavoro congiunto). Finale su "Pendio dell'abbandono" e "(What'so funny about) Peace Love & Understanding".
Una serata lunga (3 ore di concerto) per una inusuale collaborazione: tour di questo genere sono rari, ce ne vorrebbero di più ed è bello che gli artisti si mettano in gioco in questa maniera, che escano dagli schemi rigidi di uno spettacolo "normale". Costello è impreciso ma generoso, Consoli è intensa. Ma le aspettative non sono state sempre rispettate, con momenti molto belli e altri che sono sembrati troppo poco provati.
Per citare lo stesso Costello, "It was a fine idea at the time, now it's a brilliant mistake".
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